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Morto regista Jean-Luc Godard

Il regista franco-svizzero Jean-Luc Godard è morto oggi all'età di 91 anni. Dal 1977 risiedeva a Rolle (VD), sulle rive del Lemano. (immagine d'archivio) KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) Il regista franco-svizzero Jean-Luc Godard, simbolo della Nouvelle Vague, è morto all’età di 91 anni nella sua casa di Rolle (VD): è ricorso al suicidio assistito perché “esausto”, ha confermato a Keystone-ATS una fonte vicina alla famiglia.

“Il corpo era ormai stanco e non ce la faceva più”, ha spiegato questa persona vicina al cineasta. “Non poteva più vivere normalmente a causa di diverse patologie. Penso che per un uomo così indipendente, così integro, fosse un grosso ostacolo non poter usare i propri mezzi fisici come tutti”.

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Secondo la stessa fonte, il decesso avrebbe dovuto essere annunciato in un secondo momento, ma è trapelato sulla stampa francese. “Volevamo darci 48 ore. Ma siamo stati presi alla sprovvista ed è stato un po’ sgradevole. Avremmo voluto passare questa giornata serenamente”.

Jean-Luc Godard è morto “attorniato dai suoi cari” nella sua casa di Rolle (VD), annunciano la moglie Anne-Marie Miéville e i suoi produttori in un breve comunicato, precisando che non ci sarà nessuna cerimonia ufficiale e che il cineasta verrà cremato.

Il regista franco-svizzero era nato a Parigi il 3 dicembre 1930. Tra i più significativi autori cinematografici della seconda metà del Novecento, esponente di rilievo della Nouvelle vague, è stato punto di riferimento per i giovani cineasti degli anni Sessanta, rappresentando una pietra miliare fra epoche e culture della storia del cinema.

Dopo un’attività di critico cinematografico, Godard esordì nel lungometraggio con “Fino all’ultimo respiro” (1959), sorta di film-manifesto in cui si rispecchiavano le aspirazioni di molti autori appartenenti alla sua generazione: un cinema a basso costo, fuori dalle strutture industriali, sottratto alle regole dello spettacolo.

Alla critica radicale del linguaggio cinematografico tradizionale, si unì, nei film successivi, una sempre più consapevole critica dei valori sociali dominanti: “Questa è la mia vita” (1962); “La donna è donna” (1962); “Les carabiniers” (1963); “Il disprezzo” (1963), tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia; “Una donna sposata” (1964); “Il bandito delle ore undici” (1965); “Il maschio e la femmina” (1966); “Una storia americana” (1966); “Due o tre cose che so di lei” (1966).

A partire dal 1967 Godard si volse a un cinema più esplicitamente militante, sperimentando nuovi modi di produzione e insieme di elaborazione estetica e ideologica: “La cinese” (1967); “British sound” (1969); “Pravda” (1969); “Lotte in Italia” (1970); “Crepa padrone, tutto va bene” (1972). Liricità e ironia, consapevolezza della crisi e una nuova sensibilità figurativa sembrano invece prevalere (pur nella fedeltà a un’idea di cinema come rischio formale e ideale e a uno stile sempre innovativo e sperimentale) nei film girati dalla fine degli anni Settanta: “Si salvi chi può” (1979); “Prénom Carmen” (1982); “Je vous salue Marie” (1984); “Détective” (1985); “Nouvelle vague” (1990); “Germania nove zero” (1992).

Negli anni Novanta Godard proseguì la sua ricerca di nuove forme visive realizzando “Ahimè!” (1993), “Forever Mozart” (1996). Ha “riscritto”, con un taglio critico, una personale storia del cinema attraverso le immagini con “Histoire(s) du cinéma” (1998), “L’origine du XXIème siècle” (2000) e “Pour une histoire du XXIème siècle” (2000). Più recentemente ha diretto: “Éloge de l’amour” (2001); “Notre musique” (2004); “Vrai faux passeport” (2006); il cortometraggio “Une catastrophe” (2008); “Film socialisme” (2010); “Adieu au langage” (2013, per il quale l’anno successivo ha ricevuto il Premio della giuria al Festival di Cannes); “Le livre d’image” (2018, Palma d’oro speciale alla 71a edizione del Festival di Cannes).

Godard si è sempre contraddistinto per la sua produzione attenta alle forme espressive e al contenuto ideologico. Il regista, che dal 1977 risiedeva a Rolle (VD) sulle sponde del Lemano, aveva ricevuto il Pardo d’onore del Locarno Film Festival nel 1995.

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