Mosca esclude il terrorismo per l’aereo caduto in mare

(Keystone-ATS) Mentre la Russia piange i 92 morti della tragedia aerea di Natale sul Mar Nero, che ha spazzato via il leggendario coro dell’Armata Rossa, Mosca esclude l’attentato e punta piuttosto su un errore del pilota o un guasto tecnico, ma non mancano i punti oscuri.
Il velivolo, un Tupolev 154 del ministero della Difesa in viaggio verso la Siria, dove il coro avrebbe dovuto tenere un concerto per le truppe della base russa di Latakia, si è schiantato domenica all’alba, due minuti dopo il decollo da Sochi. E le acque del Mar Nero hanno inghiottito tutti e 84 i passeggeri e gli 8 membri dell’equipaggio.
Le indagini, sin dall’inizio, non hanno escluso nessuna pista, nemmeno quella terroristica, ma con il passare delle ore le autorità hanno dato sempre più credito all’incidente. Stamane il ministero dei Trasporti Maxim Sokolov ha riferito che probabilmente si è trattato di un errore del pilota o di un guasto tecnico. Gli 007 poi hanno spiegato che “non ci sono segni di un attacco terroristico”, allontanando così speculazioni su possibili bombe a bordo oppure un missile.
Eppure, alcuni esperti di aviazione hanno notato elementi che potrebbero suggerire il contrario, a partire dall’incongruenza di un mancato allarme da parte dell’equipaggio su un possibile problema tecnico. Tra l’altro ci sarebbe anche un audio con l’ultima conversazione tra la cabina e la torre di controllo, con voci apparentemente calme fino alla sparizione del Tupolev dai radar. Di certo si sa che il velivolo era in attività dal 1983, l’ultima manutenzione era stata effettuata a settembre, e che il pilota era considerato esperto.
Nell’area dello schianto, proseguono le ricerche dei corpi delle vittime – alcuni già recuperati, anche a brandelli – e della scatola nera, con oltre 3000 soccorritori impegnati su 32 navi, e con il supporto di droni, elicotteri e sommergibili, in un’area di 1,5 km lungo la costa, dove sono sparsi i rottami.
In tutto il Paese è stata una giornata di lutto, proclamata dal presidente Putin: bandiere a mezz’asta negli edifici pubblici e mazzi di fiori depositati davanti all’aeroporto di Sochi, da cui l’aereo era partito, e davanti al quartier generale del gruppo musicale, a Mosca.
Con la tragedia del Mar Nero, è stata decimata un’istituzione russa, che ha perso 64 dei suoi membri. Il gruppo, fondato nel 1928, è noto anche come Alexandrov Ensemble, dal nome del suo primo direttore, Alexander Vasilyevich Alexandrov, che compose la musica dell’inno nazionale dell’Unione sovietica. È il coro ufficiale delle forze armate ed include un’orchestra e un corpo di ballo. Dopo la caduta dell’URSS, cambiò nome in Coro dell’Esercito russo, ma conservando la tradizionale denominazione di Coro dell’Armata Rossa. Nel 2004 si esibì in Vaticano per i 26 anni del pontificato di Giovanni Paolo II e nel 2013 accompagnò Toto Cutugno al Festival di Sanremo.
Unanime è stato il cordoglio internazionale, da papa Francesco al presidente della Commissione Ue Juncker. Un messaggio è arrivato anche dal presidente siriano Assad. A bordo del Tupolev, tra gli altri, c’era anche Yelizaveta Glinka, il capo di una fondazione umanitaria che portava medicine in un ospedale nel Paese devastato dalla guerra civile.
E forse proprio il ginepraio siriano, in cui la Russia recita un ruolo da protagonista attirandosi non pochi nemici, lascia un velo di nebbia sul disastro aereo di Natale. La stessa nebbia che avvolge l’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia, una settimana fa.