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Nasa indaga su razzo esploso, usati vecchi motori Urss

(Keystone-ATS) È stata un’esplosione spettacolare, quella che ha illuminato i cieli della Virginia appena sei secondi dopo il decollo dalla base Nasa di Wallops del razzo cargo Antares. Razzo che, realizzato dalla compagnia Orbital Sciences, si è trasformato in una gigantesca palla di fuoco. Il vettore non aveva uomini a bordo, ma solo 2,2 tonnellate di rifornimenti e apparecchiature per i sei astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (Iss).

Ci si interroga su cosa sia successo e cosa abbia provocato un incidente che rischia di trasformarsi in una nuova pesante tegola per il presidente americano Barack Obama, con un effetto boomerang sul suo programma spaziale.

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L’inquilino della Casa Bianca ha infatti spinto per un piano di vettori commerciali per i rifornimenti, con la società privata SpaceX che ha iniziato la consegna del carico alla Iss nel 2012, seguita nel 2013 dalla Orbital Sciences. Ora però il programma dell’era post-Shuttle rischia una brusca frenata. La Nasa e la Federal Aviation Administration (Faa) stanno indagando sulle cause dell’esplosione e per ora vige il più stretto riserbo.

Ma c’è già chi punta il dito sul motore utilizzato dal razzo, prodotto – come riporta il Washington Post – nell’Unione Sovietica negli anni ’60. La storia dei motori di Antares inizia infatti quattro decenni fa a migliaia di chilometri di distanza dagli Usa, nella terra del comunismo e dello Sputnik. L’Urss produsse decine di propulsori nell’ambito di un programma che prevedeva l’invio di cosmonauti sulla Luna, ma dopo il fallimento di quattro lanci tra il 1969 e il 1972, il programma venne abbandonato e quei propulsori finirono inutilizzati in un deposito. Fino a quando la Orbital Sciences – che ha un contratto da 1,9 miliardi di dollari per effettuare otto missioni di rifornimento alla Iss – non ha deciso di usarne due versioni modificate per i suoi vettori.

“La storia di questo motore è stata ben documentata nella nostra proposta alla Nasa”, ha affermato il vice presidente esecutivo di Orbital, Frank Culbertson, aggiungendo che si tratta di un propulsore che “è stato ampiamente testato, è molto robusto e forte”. “Non abbiamo visto alcuna anomalia”, ha poi precisato, sottolineando che “è troppo presto per conoscere i dettagli dell’incidente”, ma che verrà immediatamente aperta un’indagine. La Nasa da parte sua ha informato immediatamente le Federal Administration Aviation (Faa), l’ente che controlla e gestisce i cieli statunitensi, e ha preannunciato la creazione di una squadra di esperti per chiarire l’accaduto.

E se i ricercatori dicono di non sapere cosa abbia causato l’esplosione avvenuta alle 18.22 di ieri (ora locale), che ha distrutto centinaia di milioni di dollari di attrezzature, alcuni osservatori stanno mettendo in discussione proprio i motori di epoca sovietica. Anche Elon Musk, amministratore delegato di SpaceX, ha da tempo messo in guardia sull’uso di una tecnologia vecchia di decenni. È giallo anche sul tipo di materiale tecnologico che doveva essere inviato alla stazione spaziale: c’è chi dice che si trattasse di materiali coperti dal segreto. A destare sospetti ci sarebbe anche il posticipo del lancio, fissato per lunedì, ma rimandato per la presenza di una nave a largo nell’Atlantico nel perimetro di sicurezza. E ora c’è chi si chiede se qualcuno stesse spiando il razzo.

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