NSA: terroristi volevano colpire Wall Street e metro New York
(Keystone-ATS) Altro che scandalo. Gli americani dovrebbero ringraziare i programmi di sorveglianza come Prism. Il capo della National Security Agency (NSA), generale Keith Alexander, non lo dice esplicitamente, ma il suo messaggio è chiaro: grazie alle intercettazioni telefoniche e allo spionaggio sul web, sono stati sventati un attentato a Wall Street e uno alla metro di New York. Ma questi sono solo due esempi: dall’11 settembre 2001, infatti, sono stati scoperti oltre 50 piani terroristici, anche in Europa. Come quello di una bomba alla sede del giornale danese che pubblicò la famigerata vignetta di Maometto, quella che offese l’intero mondo islamico.
Il generale Alexander, da giorni e giorni al centro della bufera del ‘datagate’, passa dunque al contrattacco. E alle accuse mosse alla NSA, risponde con fermezza: “Sulla sicurezza non c’è compromesso che tenga. I programmi di sorveglianza sono cruciali per difendere il nostro Paese e i nostri alleati”. Un messaggio rivolto anche Oltreoceano, dopo le critiche arrivate dal Vecchio Continente.
I vertici dell’intelligence americana, però, sottolineano come sia sbagliato parlare di spionaggio di massa. “I nostri programmi – ribadisce con forza il generale – sono limitati, mirati e soggetti a una vigilanza rigorosissima”. Soprattutto sono legali, perché autorizzati dalla magistratura e controllati dal Congresso. Insomma, “nessuno spinge un bottone e spia le telefonate o legge le e-mail degli americani. Non ne abbiamo nè l’autorità nè la capacità tecnologica”, assicura.
Lo stesso concetto che qualche ora prima ha ribadito il presidente Barack Obama in un’intervista alla tv pubblica Pbs. In più il capo della NSA aggiunge che i dati delle registrazioni telefoniche autorizzate nell’ambito di indagini contro il terrorismo “devono sempre essere distrutte cinque anni dopo la loro acquisizione”.
Ora, al Congresso sono stati consegnati tutti i dettagli – classificati come segreti – degli oltre 50 complotti sventati in più di 20 paesi, di cui una decina sul territorio degli Stati Uniti. Solo alcuni di questi sono stati resi pubblici nel corso dell’audizione, tanto per dare un’idea all’opinione pubblica dei rischi che si sarebbero corsi senza i vituperati programmi di sorveglianza.
A raccontarli è stato il vicedirettore dell’Fbi, Sean Joyce, che per la prima volta ha svelato un piano per attaccare il New York Stock Echange, sede della Borsa di New York. Il tutto è stato evitato con un’operazione chiamata ‘Wifì che, tramite il controllo di decine di e-mail inviate in Yemen, ha permesso di scovare, nella città di Kansas City, un estremista di nome Khalid Ouazzani.
C’è poi un fallito attentato del 2009 alla rete della metropolitana di New York, evitato grazie all’arresto dell’americano di origine afghana Najibullah Zazi, individuato in Colorado grazie al controllo di oltre 700 e-mail e circa 200 registrazioni telefoniche.
Un altro caso riguarda poi la cattura di un finanziatore del terrorismo islamico, individuato negli Stati Uniti e in contatto con gruppi in Somalia. E poi ancora la cattura di David Headley, l’americano di origini pakistane che partecipò alla preparazione dei sanguinosi attentati di Mumbai.
Per quanto riguarda la ‘talpa’ infine, il generale Alexander ha ammesso che fermarlo non sarà per nulla facile. A suo favore gioca l’esperienza e possedere le chiavi di accesso ai sistemi. “Snowden sta provocando danni irreversibili, grazie ai quali si avvantaggeranno i nostri nemici”, spiega il capo della Nsa.
Un sondaggio di Usa Today/Pew rivela che il 48% degli americani approva il programma di sorveglianza, il 47% è contrario.