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Ottima la stagione dei funghi in Ticino ma è polemica sui permessi a pagamento

Si ripresenta ciclicamente, e ciclicamente fa discutere, la proposta di "andare a funghi" con un permesso per chi non abita in Svizzera Keystone

Per gli appassionati di funghi il 2001 è nato sotto ottimi auspici. Dopo un inverno non troppo rigido, che ha permesso al terreno di non gelare e di restare a lungo umido, si è registrata una buona produzione di funghi. Ma mentre i cercatori si riversano nei boschi, si inasprisce la polemica sui permessi speciali per cercatori non residenti in Svizzera.

I boschi ticinesi presentano una varietà incredibile di funghi: 2900 sono le specie catalogate dagli esperti. Una ricchezza che fa gola a molti. Agli appassionati ticinesi si aggiungono i cercatori provenienti dalle vicine province italiane, che si muovono liberamente, senza dover esibire alcun permesso speciale. E dalle pagine dei giornali si levano immediate le proteste di coloro che auspicano l’introduzione di permessi a pagamento, alla stregua di quelli rilasciati ai cacciatori e ai pescatori, per evitare un eccessivo affollamento nei boschi.

Attualmente, le uniche restrizioni in vigore in Ticino stabiliscono che dalla metà di luglio in poi non si possono raccogliere funghi prima delle sette del mattino e dopo le otto di sera. In compenso la quantità di funghi permessi è stata portata da due a tre chili per persona. Inoltre, per permettere alla natura di rigenerarsi, le autorità ticinesi quest’anno hanno introdotto per la prima volta una “settimana di riposo per il bosco” dal 7 al 13 settembre, un provvedimento già in vigore da tempo negli altri cantoni. Ma di permesssi a pagamento, non se ne parla.

“L’introduzione di simili permessi potrebbe essere anticostituzionale”, afferma il micologoAlfredo Riva, presidente della Società micologica Carlo Benzoni di Chiasso e membro della Commissione scientifica svizzera. “La Costituzione svizzera dice infatti che è libero l’accesso ai boschi e la raccolta di bacche e frutti selvatici.”
Riva fa però notare che, effettivamente, in Italia, chi cerca funghi in una provincia, nella quale non risiede, deve essere munito del relativo permesso. Inoltre, per la legge italiana, “è vietata.l’importazione di funghi selvatici freschi”.

I cercatori di funghi non si sono comunque lasciati intimorire da tutte queste polemiche e si sono riversati nei boschi come sempre, complice una stagione, come detto all’inizio, particolarmente favorevole. “Quest’anno gli appassionati di funghi hanno dato prova di maggiore sensibilità”, dice Alfredo Riva, “non hanno danneggiato o calpestato i funghi che non erano buoni o che non conoscevano, come avveniva in passato”.

Non tutti però, lasciano nel bosco i funghi velenosi e si portano a casa solo i buoni. “Ancora oggi, nel terzo millennio”, deplora Riva, “c’è chi pensa che basta dare da mangiare i funghi al gatto o cuocerli buttando una moneta d’argento nell’acqua, per stabilire se sono commestibili. L’unica possibilità di distinguere i funghi velenosi da quelli commestibili è quello di imparare a riconoscerli dalla forma, dal colore e dall’odore”, dichiara Riva. “Se questo non è possibile, bisogna rivolgersi assolutamente alla Federazione svizzera dei controllori ufficiali di funghi”, conclude il micologo Alfredo Riva. Nella Svizzera italiana, una quarantina di esperti, con tanto di diploma, sono a disposizione dei consumatori, gratuitamente.

Elena Altenburger

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