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Democrazia diretta in Svizzera

Il sì alla legge militare è stato un segnale d’apertura

Armare i soldati in missione all'estero corrispondeva per gli elettori a un segnale d'apertura della Svizzera Keystone

Stando un'analisi Vox condotta all'indomani del voto del 10 giugno su un campione di 1018 persone, la maggioranza degli elettori Udc ha votato contro la revisione della legge militare, così come suggerito dal partito. L'attaccamento ai valori tradizionali ha determinato il voto sull'esercito mentre tra i sì ha prevalso il desiderio di apertura.

Sempre dall’Udc è venuta una grossa fetta di voti negativi relativamente alla soppressione dell’articolo costituzionale sulle Diocesi. L’armamento dei soldati svizzeri all’estero e la cooperazione con eserciti stranieri nel settore dell’istruzione è stata accettata dal popolo con una maggioranza risicata, 51 percento, a fronte di una partecipazione al voto del 41,1 percento.

Nella stragrande maggioranza, gli elettori Plr e Ppd hanno seguito le raccomandazioni di voto dei rispettivi partiti, che chiedevano due voti affermativi: tra i loro aderenti, i sì oscillano tra il 60 e il 75 percento. I socialisti non si sono lasciati irretire dagli argomenti di pacifisti e verdi e hanno accettato di buon grado la revisione legislativa: anche in questo casi i sì sono andati oltre il 65 percento.

Durante questa votazione, il tradizionale fossato tra destra e sinistra non si è verificato: il voto positivo è stato motivato, dalla maggior parte delle persone interrogate, con il desiderio di una maggiore apertura e con motivi di sicurezza: i soldati svizzeri inviati all’estero in missioni di mantenimento della pace devono poter difendersi in situazione di emergenza.

Il no del comitato pacifista – formatosi a sinistra – e dei verdi non ha influito granché sull’esito finale del voto. Essi hanno puntato le loro carte sulla prevenzione dei conflitti. Tra i no, soprattutto nei ranghi dell’Udc, ha prevalso una lettura tradizionale della neutralità.

A livello socio economico, la maggioranza dei sì proviene da persone con un grado di istruzione superiore e reddito medio-alto. A livello di età, sesso e luogo di domicilio (città/campagna) non si sono verificati scarti significativi.

A differenza delle votazioni sulla legge militare, l’abolizione dell’articolo costituzionale sulle diocesi ha superato il test popolare (64,2 percento) con un’ampia maggioranza. Ppd, Plr e socialisti hanno votato a favore dell’abolizione, mentre la maggioranza dei no è venuta dall’Udc e da altri piccoli partiti di destra.

Nei cantoni protestanti la resistenza è stata più forte, mentre in quelli cattolici la popolazione ha votato massicciamente per l’abolizione dell’articolo, che sottoponeva al beneplacito di Berna la costituzione di nuove diocesi. Per molti elettori, si trattava di stralciare dalla Costituzione una disposizione considerata obsoleta. Il no, invece, è stato motivato col desiderio di circoscrivere o combattere il potere del Vaticano.

swissinfo e agenzie

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