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Bilaterali III incagliati ancor prima di iniziare

Per il momento nessun nuovo faccia a faccia fra Micheline Calmy-Rey e José Manuel Durão Barroso Reuters

Il terzo ciclo di negoziati bilaterali tra la Svizzera e l'Unione europea (UE) si arena prima ancora d'iniziare. Un incontro ai vertici, che sarebbe stato destinato a fissare il piano delle trattative, in calendario il 28 marzo a Ginevra, non avrà luogo.

Il Servizio di azione esterna dell’UE ha confermato il 22 marzo, durante una riunione del “gruppo AELS” dei Ventisette, ciò che era trapelato a Bruxelles e in Svizzera già da qualche giorno: non sono soddisfatte le condizioni per un nuovo faccia a faccia tra i presidenti della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, e della Confederazione, Micheline Calmy-Rey.

Lo scorso 8 febbraio svizzeri e portoghesi si erano accordati sul principio di un “approccio coordinato” delle future relazioni tra Berna e Bruxelles. Ma le due parti non giudicano allo stesso modo l’attuazione. Un incontro informale il 21 marzo a Berna non ha consentito di conciliare le posizioni.

Quella del governo svizzero – confrontato con dissensi interni e paralizzato dalla vicinanza delle elezioni federali del 23 ottobre – è vago, ci si lamenta a Bruxelles.

Quella dell’UE, invece, è molto chiara: l’UE, con tutte le sue istituzioni (Commissione, parlamento, Consiglio dei ministri), vuole riformulare l’insieme delle relazioni con la Svizzera e in questo contesto dà la priorità assoluta alla soluzione di problemi di carattere istituzionale.

 

Adattamento contro sovranità

Stanca di “sistemare” intese su misura per la Confederazione, l’Unione esige in particolare l’istituzione di meccanismi che consentano di adattare più rapidamente i suoi accordi con la Svizzera agli sviluppi della legislazione e del diritto comunitari, di sorvegliare più strettamente l’applicazione degli accordi e risolvere più efficacemente le controversie con Berna.

La Svizzera, da parte sua, vuole a tutti i costi preservare la sua sovranità. Propone, ad esempio, di affidare a un’autorità nazionale indipendente la vigilanza degli accordi nel suo territorio. Ciò fa storcere il naso alla Commissione europea.

L’esecutivo comunitario non si aspetta che si possa trovare rapidamente una “soluzione rapida” a questo rompicapo, che ha un impatto sui negoziati settoriali e su altri “colloqui esplorativi” già avviati con la Svizzera in dieci settori (elettricità, libero scambio agricolo, salute pubblica, scambio dei diritti di emissione di gas a effetto serra, navigazione satellitare, commercializzazione delle sostanze chimiche, cooperazione nel settore della concorrenza, imposizione delle imprese, ecc.).

Scoglio agricolo

Cosicché, a Bruxelles si ritiene che le trattative in corso sul traffico di transito e sull’accesso al mercato dell’energia elettrica continueranno certamente, ma non saranno concluse prima che sia raggiunto un compromesso istituzionale.

A questo grosso ostacolo si aggiungono numerose difficoltà legate al contenuto stesso dei dossier. La Svizzera chiede in particolare che l’UE estenda il suo mandato di negoziazione sulla liberalizzazione degli scambi agricoli al “settore non armonizzato” a livello europeo.

Berna, che ha deciso unilateralmente di applicare il principio del “Cassis de Dijon” (con alcune eccezioni), si aspetta che così l’UE le offra reciprocità. La Commissione e i Ventisette sono riluttanti a farle questa concessione. A loro avviso, sono possibili solo accomodamenti puntuali, e soltanto per alcuni prodotti agricoli.

Le relazioni fra Svizzera e Unione europea (UE) sono basate su accordi bilaterali.

Gli Accordi bilaterali I (1999) riguardano essenzialmente la reciproca apertura dei mercati.

Sono concentrati su sette settori: libera circolazione delle persone, ostacoli tecnici al commercio, appalti pubblici, agricoltura, trasporti aerei e terrestri, partecipazione svizzera ai programmi di ricerca dell’UE.

Gli Accordi bilaterali II (2004) concernono ulteriori interessi economici ed estendono la cooperazione ad altri settori (sicurezza interna, asilo, ambiente e cultura).

Ne fanno parte i seguenti campi: Schengen/Dublino, tassazione dei risparmi, prodotti agricoli trasformati, accordo MEDIA, ambiente, statistiche, lotta contro le frodi, pensioni, istruzione e formazione professionale.

Sono ora in corso trattative per adeguare alcuni accordi esistenti (prodotti agricoli trasformati, libera circolazione delle persone, trasporto aereo, ostacoli tecnici al commercio, appalti pubblici). È inoltre stato annunciato l’adeguamento degli accordi sulla tassazione dei risparmi e della lotta contro le frodi.

D’altra parte, dal 2007 sono stati lanciati nuove discussioni o negoziati in vari altri campi: elettricità, agricoltura, sanità, tutela dei consumatori, sicurezza della catena alimentare e dei prodotti, sicurezza in materia di sostanze chimiche, la tassazione delle imprese, eccetera.

L’elenco dovrebbe essere esteso a molti altri comparti: navigazione satellitare, cooperazione per l’applicazione del diritto della concorrenza, vigilanza sui mercati finanziari, accesso al mercato degli intermediari finanziari, accordo quadro.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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