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I dati biometrici al centro del dibattito

Keystone

Per adeguarsi alle direttive di Schengen, la Svizzera si appresta a introdurre il passaporto biometrico. Un referendum, sui cui il popolo voterà il 17 maggio, minaccia però di bloccare il progetto. Fra i punti più controversi, la creazione di una banca dati centralizzata.

Gli Stati che hanno aderito dell’Accordo di Schengen o che, come la Svizzera, vi sono associati, si sono impegnati a introdurre il passaporto biometrico dal 1° marzo 2010.

A partire da quella data non sarà più possibile rilasciare passaporti convenzionali. La Svizzera si è impegnata in tal senso nei confronti dell’Unione europea in uno scambio di note. I dati biometrici sarebbero inseriti in forma elettronica anche nei documenti di viaggio che la Svizzera fornisce a rifugiati riconosciuti e ad apolidi.

Il passaporto biometrico (o elettronico) contiene un microchip in cui sono registrati i dati anagrafici del titolare, un’immagine del viso e le sue impronte digitali. La Svizzera rilascia passaporti biometrici già dal 2006.

Per il momento è però ancora possibile ottenere passaporti convenzionali. L’unico inconveniente in questo caso è che per recarsi negli Stati uniti occorre un visto, se il passaporto è stato rilasciato dopo il 2006.

Assenza di alternative

La futura impossibilità di scegliere tra i due documenti è una delle critiche avanzate dai promotori del referendum, tanto più che la revisione di legge apre in teoria la possibilità per il governo di introdurre anche la carta d’identità biometrica.

Il governo ha precisato che sull’introduzione della carta d’identità biometrica non è stata presa ancora nessuna decisione e che quindi la votazione del 17 maggio non riguarda questo aspetto della questione.

La bozza dell’ordinanza d’applicazione della legge parla in effetti solo del passaporto. Per gli avversari del progetto le garanzie sono però insufficienti. Basandosi sulla nuova legge, il governo potrebbe infatti modificare l’ordinanza senza più passare dal parlamento.

Banca dati centralizzata

L’aspetto più controverso del progetto è però un altro, vale a dire la creazione di una banca dati centralizzata, gestita dalla polizia federale, in cui dovrebbero essere memorizzati i dati di tutti i passaporti biometrici.

Secondo i promotori del referendum, con questa scelta la Svizzera va ben oltre gli standard stabiliti dall’Unione europea. A loro avviso – un’opinione che è condivisa anche dai responsabili cantonali per la protezione dei dati – sarebbe sufficiente memorizzare i dati sul microchip.

Il governo assicura che la banca dati servirà solo a sostituire i passaporti smarriti e a evitare falsificazioni o eccezionalmente a identificare le vittime di incidenti o catastrofi, ma non sarà impiegata a scopo di indagine e non sarà accessibile ad autorità straniere.

I dati presenti sul passaporto invece possono essere letti, a determinate condizioni, anche da autorità di altri stati, purché garantiscano una protezione dei dati paragonabile a quella svizzera, e da compagnie aeree e di trasporto che devono verificare l’identità delle persone che ricorrono ai loro servizi.

Schengen in pericolo?

Da parte del governo e dei sostenitori del progetto si fa inoltre notare che un no alla revisione potrebbe avere spiacevoli conseguenze sull’associazione della Svizzera agli accordi di Schengen e Dublino.

Il tempo sarebbe insufficiente per elaborare una proposta alternativa. La Svizzera avrebbe infatti in teoria solo 90 giorni di tempo per negoziare una nuova soluzione con tutti gli Stati che aderiscono allo spazio di Schengen.

I fautori del referendum ritengono però che l’Unione europea, sapendo che un consenso su una soluzione che non preveda la banca dati centralizzata e la carta d’identità elettronica potrebbe essere trovato in tempi brevi, non applicherebbe alla lettera gli accordi e concederebbe se necessario una proroga alla Svizzera.

swissinfo, Andrea Tognina

Il nuovo documento di identità, che dovrebbe venir introdotto dal 2010, contiene un microchip, sul quale vengono registrati elettronicamente i dati personali, tra cui un’immagine del viso e due impronte digitali.

Un apposito apparecchio permette di leggere questi dati e di confrontarli con il viso e le impronte digitali della persona che esibisce il passaporto.

La modifica di legge approvata dal parlamento prevede anche l’archiviazione di tutti i dati del passaporto nel Sistema d’informazione sui documenti d’identità (ISA), creato nel 2003.

Il governo e la maggioranza del parlamento propongono al popolo di accettare il decreto federale del 13 giugno 2008 che regola l’introduzione del nuovo passaporto, considerato più sicuro contro eventuali abusi in caso di furto o smarrimento.

L’adozione del passaporto biometrico è inoltre necessaria per permettere alla Svizzera di proseguire la cooperazione con l’UE nell’ambito dello spazio di Schengen, a cui la Confederazione ha aderito nel dicembre scorso.

Gli Stati associati all’accordo di Schengen sono infatti tenuti a rilasciare soltanto passaporti biometrici. La Svizzera deve adeguarsi a questa norma entro il 1° marzo 2010.

Il 2 ottobre 2008, un comitato interpartitico ha depositato un referendum, firmato da 55’000 cittadini, contro l’introduzione obbligatoria del passaporto biometrico.

Il comitato si oppone in particolare alla decisione del parlamento di memorizzare nella banca dati centralizzata (ISA) le informazioni contenute nel passaporto biometrico, tra cui le impronte digitali.

Secondo i promotori del referendum, l’archiviazione dei dati comporta dei rischi per quanto concerne il rafforzamento del controllo statale sui cittadini e l’impiego abusivo di queste informazioni.

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