La partecipazione elettorale della Quinta Svizzera diventa un progetto
Il Consiglio degli svizzeri all'estero, riunitosi la settimana scorsa a Berna, ha adottato il suo manifesto elettorale. Per il "Parlamento" della Quinta Svizzera, il mantenimento della libera circolazione delle persone rimane un tema centrale. Preoccupa però la scarsa partecipazione alle elezioni da parte della diaspora.
La politica elvetica è sempre più consapevole dell’importanza della Quinta Svizzera, la quale costituisce un elettorato che può portare voti. Questo è particolarmente vero quest’anno, perché in autunno la Svizzera rinnoverà il suo Parlamento.
Ma rimane un problema. La partecipazione alle elezioni è solitamente bassa. Circa 800’000 persone di nazionalità svizzera vivono all’estero e solo un quarto di loro è iscritto nel registro elettorale del proprio Cantone d’origine. E di queste 200’000 persone, solo il 25% si avvale effettivamente del proprio diritto di voto.
Perché le persone che desiderano votare non sono più numerose? E perché il tasso di partecipazione degli espatriati e delle espatriate iscritti sui registri elettorali è così basso?
Workshop sulla partecipazione politica
Questi interrogativi sono stati sollevati da Antoine Belaieff e Carmen Trochsler, rispettivamente delegati del Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE) in Canada e in Australia. La settimana scorsa, hanno invitato i delegati e le delegate dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) a partecipare a un workshop, il cui obiettivo era di trovare delle soluzioni per incitare la diaspora a partecipare maggiormente a votazioni ed elezioni.
Che cosa ne pensano i rappresentanti e le rappresentanti della Quinta Svizzera? Ecco alcune risposte:
L’OSE intende discutere i risultati del workshop con i/le rappresentanti delle cancellerie cantonali nel mese maggio.
Cambiamenti notevoli
Il tema principale della sessione primaverile del CSE è stato il cosiddetto manifesto elettorale. Il documento rispecchia le richieste della diaspora svizzera nei confronti della politica nazionale. “I partiti, i candidati e le autorità devono prendere coscienza dell’importanza delle loro preoccupazioni”, ha detto Filippo Lombardi, presidente dell’OSE.
Il manifesto esiste già dal mese di novembre (leggi il nostro articolo in merito). Tuttavia, non è ancora stato adottato dall’insieme del CSE.
Nel frattempo, alcuni punti sono stati leggermente modificati, in particolare per quanto riguarda la priorità assoluta, ovvero la garanzia e la promozione dell’esercizio dei diritti politici. Secondo l’OSE, il voto elettronico è uno strumento necessario. Il Consiglio federale ha appena autorizzato la ripresa della sperimentazione del voto elettronico con un nuovo sistema.
Leggi: La Svizzera ha di nuovo un sistema di voto elettronico
Allo stesso tempo, però, il Governo svizzero ha anche abbandonato un’alternativa proposta dal Parlamento, in cui il consigliere nazionale Andri Silberschmidt suggeriva di inviare le buste con le schede di voto tramite la posta diplomatica. Il Consiglio federale ha adottato venerdì un rapporto sui tentativi in quest’ambito e, secondo un comunicato, “i documenti di voto raggiungono in tempo la grande maggioranza degli elettori svizzeri all’estero”.
Speranza di progresso
Al contrario, nell’ambito del tema delle relazioni tra la Svizzera e l’Unione Europea non c’è stata alcuna evoluzione.
Nemmeno dopo otto visite a Bruxelles della capo negoziatrice svizzera Livia Leu, i colloqui esplorativi in corso sono progrediti al punto da poter avviare dei negoziati. La visita in Svizzera del vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic, avvenuta anch’essa la scorsa settimana, dovrebbe comunque far ben sperare, secondo i e le parlamentari presenti.
Lo stallo tra Berna e Bruxelles preoccupa i delegati e le delegate delle associazioni svizzere all’estero, soprattutto le persone che vivono nei Paesi dell’UE. Il parlamentare socialista Carlo Sommaruga, membro del comitato dell’OSE, ha smorzato le aspettative di una rapida svolta, facendo riferimento al paesaggio politico della Svizzera.
Con l’obiettivo di raggruppare e unificare la comunicazione delle comunità svizzere all’estero, l’OSE, col sostegno del DFAE, ha creato il sito Internet “Factor Swiss”.
“Oggi, molti membri delle associazioni svizzere all’estero sono piuttosto anziani e non hanno una particolare affinità con le reti sociali”, spiega Maria Luisa Bernini, responsabile del progetto “Factor Swiss” presso l’OSE. Per questo motivo, l’organizzazione ha avuto l’idea di mettere a disposizione, tramite il nuovo sito, dei modelli facilmente personalizzabili che consentono di creare dei contenuti per i social media.
L’obiettivo dichiarato dell’aumento della presenza dei club svizzeri sulle reti sociali è di conquistare un pubblico più giovane. Ma non solo. L’OSE spera anche di rendere la comunità degli svizzeri e delle svizzere all’estero più compatta, “per fornire loro informazioni utili e comprendere meglio le loro esigenze”, puntualizza Maria Luisa Bernini. Una comunità unita e numerosa avrebbe inoltre un maggior peso politico.
L’OSE ha dovuto ridimensionare le proprie aspettative anche rispetto alla rivendicazione iniziale di un migliore accesso all’AVS facoltativa.Collegamento esterno In questo caso, le convenzioni di sicurezza sociale esistenti stabiliscono dei paletti fissi. E aprire l’AVS, che è già finanziata in modo limitato, a ulteriori richieste da parte della Quinta Svizzera, appare al momento irrealistico, ha avvertito Carlo Sommaruga.
Le risorse si sono fatte più scarse anche in seno al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). La richiesta di una “rete consolare che copra le esigenze degli svizzeri e delle svizzere all’estero” si scontra con le restrizioni di bilancio, ha spiegato Laurent Perriard, direttore ad interim della Direzione consolare.
Traduzione di Luigi Jorio
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