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Partecipazione politica della Quinta Svizzera, una responsabilità condivisa

partecipanti alla tavola rotonda al congresso degli svizzeri all estero
Partecipanti alla tavola rotonda sulla partecipazione politica degli svizzeri e delle svizzere all'estero. Da sinistra: Fabian Molina (PS), Franz Muheim (PVL), Elisabeth Schneider-Schneiter (Il Centro), Nicolas Walder (I Verdi) e Roland Büchel (UDC). Auslandschweizer-Organisation / Nicolas Brodard

Con un bacino di circa 227'000 persone iscritte in un registro elettorale, il voto degli svizzeri e delle svizzere all'estero è molto ambito in questo anno di elezioni federali. La sfida è ora quella di mobilitare questo elettorato in rapida crescita. Un dibattito organizzato nell'ambito del 99° Congresso degli Svizzeri all'estero a San Gallo ha delineato alcune soluzioni.

Nel 1996, 63’000 svizzeri e svizzere all’estero erano iscritti in un registro elettorale. Oggi sono quasi 227’000, ovvero un aumento del 260% in meno di 30 anni. Questo elettorato è ormai paragonabile a quello di un cantone di medie dimensioni come il Ticino.

Questi dati non sono sfuggiti ai principali partiti politici svizzeri che, in questo anno di elezioni federali, stanno intensificando le iniziative per raggiungere potenziali elettori ed elettrici in tutto il mondo.

Il Congresso annuale dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), la cui 99esima edizione si tiene questo fine settimana a San Gallo, è un appuntamento imperdibile che i partiti e le persone candidate alle elezioni del 22 ottobre hanno segnato sul calendario nel tentativo di conquistare i membri influenti della diaspora, a poco più di due mesi dal voto.

San Gallo, una tappa obbligata prima delle elezioni

Nei corridoi dell’Università di San Gallo, dove si svolge l’evento, stand addobbati con i colori dei sei principali partiti del Paese – Unione democratica di centro (UDC), Partito socialista (PS), Partito liberale radicale (PLR), Il Centro, I Verdi e Partito verde liberale (PVL) – propongono diversi accessori colorati a delegati, delegate e alle persone partecipanti al Congresso. È anche l’occasione per presentare, se ne hanno una, il lavoro della loro sezione internazionale e per mostrare il loro sostegno alle preoccupazioni specifiche della Quinta Svizzera.

“Dobbiamo garantire che gli svizzeri all’estero che lo desiderano possano partecipare alle votazioni e alle elezioni.”

Laurent Wehrli, PLR

Ma c’è un problema: dei 227’000 membri della diaspora iscritti nei registri elettorali alla fine del 2022, solo un quarto circa esercita effettivamente il proprio diritto di voto. Il tasso di partecipazione è quasi la metà della media nazionale. E rispetto ai circa 800’000 cittadini e cittadine svizzere residenti all’estero, la quota non raggiunge nemmeno il 10%.

Venerdì, nel quadro della riunione del Consiglio degli Svizzeri all’estero, sei rappresentanti della classe politica svizzera sono stati invitati a esprimere il proprio parere su come incoraggiare la Quinta Svizzera a partecipare maggiormente alla vita politica del loro Paese d’origine. Una tavola rotonda che ha fatto seguito a un rapporto presentato giovedì dall’OSE, volto a dare un impulso alla partecipazione politica della diaspora.

Voto elettronico, ma non solo…

“La prima responsabilità è tecnica. Dobbiamo garantire che gli svizzeri all’estero che lo desiderano possano partecipare alle votazioni e alle elezioni”, ha dichiarato il deputato liberale radicale Laurent Wehrli. “Il voto elettronico è la chiave per una maggiore partecipazione. Dobbiamo mettere a loro disposizione questo canale affinché possano esprimere le loro opinioni in modo rapido ed efficace”, ha aggiunto Elisabeth Schneider-Schneiter, consigliera nazionale del Centro.

Il voto elettronico è da tempo richiesto da chi rappresenta la diaspora ed è considerato uno strumento importante per incoraggiare la partecipazione politica della Quinta Svizzera. Tuttavia, non gode di un sostegno unanime tra i partiti – l’UDC si oppone con veemenza – e non risolve da solo tutti i problemi.

“Il voto elettronico fa certamente parte della soluzione, ma dobbiamo anche lavorare rapidamente per creare un’identità elettronica e una vera e propria democrazia elettronica”, ha sostenuto Franz Muheim, candidato del PVL al Consiglio nazionale. Questa soluzione porrebbe fine ai problemi ricorrenti di consegna tardiva del materiale di voto.

Un compito per consolati e ambasciate?

Molti svizzeri all’estero non sono interessati a ciò che accade in patria, ha deplorato Nicolas Walder, deputato dei Verdi. “Dobbiamo dare alla Svizzera internazionale i mezzi per esistere, in modo che gli svizzeri all’estero si sentano coinvolti e mantengano un legame con il loro Paese d’origine. Ciò significa mantenere le rappresentanze diplomatiche e una forte cooperazione internazionale”, ha affermato.

“Un’informazione completa è la base di una democrazia sana e swissinfo.ch svolge un ruolo molto importante nel fornire informazioni agli svizzeri all’estero.”

Fabian Molina, PS

Secondo l’OSE, è importante che il coinvolgimento politico sia incoraggiato dallo Stato e dalle sue istituzioni. La nuova richiesta della lobby della diaspora, presentata al Congresso, è di sancire per legge l’obbligo della Confederazione di sostenere le organizzazioni che contribuiscono a incrementare la partecipazione politica, in particolare fornendo informazioni prima delle votazioni e delle elezioni.

Il deputato dell’UDC Roland Büchel ha deplorato i tagli effettuati negli ultimi anni ai servizi rivolti alla Quinta Svizzera. “Potrebbe essere uno dei compiti dei consolati e delle ambasciate fornire queste informazioni, in particolare per gli svizzeri all’estero di seconda o di terza generazione che non sono andati a scuola in Svizzera”, ha affermato.

Il ruolo dell’informazione per la Quinta Svizzera

Il tema dell’informazione per la diaspora ha suscitato alcuni sfoghi emotivi durante il dibattito di venerdì. Sebbene la maggior parte delle persone partecipanti alla tavola rotonda abbia sottolineato che oggi è più facile – grazie a Internet – ottenere informazioni prima delle votazioni e delle elezioni, i politici di centro e di sinistra presenti hanno criticato il lancio, la settimana scorsa da parte dell’UDC, dell’iniziativa per un canone radiotelevisivo di 200 franchi, che prende di mira la Società svizzera di radiotelevisione (SSR), di cui fa parte anche SWI swissinfo.ch.

“Chiunque voglia informarsi può farlo, anche dall’estero.”

Elisabeth Schneider-Schneiter, Il Centro

“Un’informazione completa è la base di una democrazia sana e swissinfo.ch svolge un ruolo molto importante nel fornire informazioni agli svizzeri all’estero. Se l’iniziativa venisse accettata, questo mezzo di comunicazione sarebbe certamente il primo a dover staccare la spina, il che sarebbe molto grave”, ha sottolineato il consigliere nazionale socialista Fabian Molina.

L’educazione civica e la sensibilizzazione alle questioni politiche sono di importanza centrale per la democrazia svizzera, è stato ribadito durante il dibattito. Tuttavia, diverse persone hanno sostenuto che la responsabilità non è tutta dello Stato. “Chiunque voglia informarsi può farlo, anche dall’estero”, ha sottolineato Elisabeth Schneider-Schneiter. “L’educazione civica è innanzitutto responsabilità dei genitori e della cerchia familiare”, ha aggiunto Laurent Wehrli.

Riemerge l’idea di un “27° Cantone”

Un altro punto sollevato durante il dibattito è stata l’idea di creare una circoscrizione elettorale distinta per la Quinta Svizzera, come già avviene in Francia e in Italia. Nicolas Walder ha rilanciato la questione in un’interpellanza presentata in giugno. “In questo modo, le personalità svizzere che vivono all’estero avrebbero maggiori possibilità di essere elette. È dal 2007 che il Parlamento non discute di questo tema. Vogliamo sapere a che punto sono le riflessioni in seno all’Amministrazione federale”, ha detto di fronte agli 89 delegati e delegate presenti a San Gallo.

Il Consiglio federale non si è ancora pronunciato, ma in base alla sua risposta i Verdi potrebbero presentare un intervento parlamentare con richieste concrete. Finora, tutti i tentativi in tal senso sono però falliti. Anche i responsabili dell’OSE ritengono che si tratti di un obiettivo difficile da raggiungere.

Traduzione di Luigi Jorio

>> Di seguito potete rigaurdare il dibattito filmato Let’s Talk (in francese) sulla partecipazione politica degli svizzeri e delle svizzere all’estero: 

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