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Le sette richieste della diaspora svizzera al mondo politico

gente che vota alzando la mano con un foglietto
Il Consiglio degli svizzeri all'estero è composto da 140 persone ed è considerato il "Parlamento" della Quinta Svizzera. ¬© Keystone / Anthony Anex

Le elezioni federali del 2023 sono state al centro delle discussioni del Consiglio degli svizzeri all'estero, che si è tenuto sabato in forma virtuale. L'Organizzazione degli svizzeri all'estero (OSE) sottoporrà una serie di sette richieste ai partiti e al mondo politico per far sì che la voce della Quinta Svizzera sia ascoltata dal Parlamento e dal Governo federale.

Perché questo articolo vi concerne:

  • Siete svizzeri o svizzere all’estero
  • Vi interessate alla politica
  • Volete votare alle elezioni federali del 2023
  • Volete sapere quali sono i temi che l’Organizzazione degli svizzeri all’estero intende difendere nella prossima legislatura

“In vista delle elezioni federali del 2022, l’OSE vuole svolgere al meglio il suo ruolo in qualità di organizzazione che difende gli interessi degli svizzeri e delle svizzere all’estero”, ha dichiarato Filippo Lombardi, presidente dell’OSE, aprendo le discussioni del Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE) sulle prossime elezioni. Delle circa 790’000 persone di nazionalità svizzera che vivono all’estero, 210’000 sono iscritte nel registro elettorale di un Comune elvetico e possono quindi partecipare a votazioni ed elezioni. Questa cifra rappresenta un elettorato equivalente a quello di Cantoni quali Friburgo o Neuchâtel.

Per questa ragione l’OSE ha deciso, attraverso il suo ormai tradizionale manifesto elettorale, di rivolgersi non solo ai partiti e agli attori politici svizzeri, ma anche alle autorità e all’opinione pubblica in generale, “affinché tutti e tutte siano consapevoli del ruolo fondamentale della Quinta Svizzera”.

Situazione inedita

I temi che interessano gli svizzeri e le svizzere all’estero sono più o meno gli stessi delle ultime elezioni federali. Già nel 2019, il manifesto elettorale dell’OSE si concentrava sulle difficoltà nell’esercizio del diritto di voto, sul mantenimento della rete consolare e sulla mobilità internazionale.

Tuttavia, per quest’ultimo punto, la situazione è cambiata radicalmente da quando la Svizzera ha deciso di porre fine ai negoziati sull’accordo istituzionale con l’Unione Europea (UE) nel maggio 2021. Senza questa garanzia delle relazioni bilaterali tra la Svizzera e l’UE, l’OSE teme conseguenze negative per le quasi 450’000 persone con passaporto elvetico che vivono in un Paese dell’UE, a cominciare dalla perdita della libera circolazione.

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Secondo l’OSE, se l’Accordo sulla libera circolazione delle persone dovesse cadere non sarebbe più possibile garantire il ricongiungimento familiare. Non solo: non sarebbero più assicurati nemmeno le disposizioni complementari per il riconoscimento dei diplomi, l’acquisto di beni immobili e il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale. L’OSE menziona anche le difficoltà incontrate nella partecipazione ai programmi di ricerca e di scambi studenteschi.

Il CSE chiede pertanto al Consiglio federale (Governo svizzero) di “adottare una strategia chiara per il mantenimento di quanto acquisito grazie agli accordi bilaterali e il completo mantenimento della libera circolazione delle persone, al fine di garantire i diritti delle persone di nazionalità svizzera che vivono in un Paese dell’UE e di quelle che desiderano stabilirvisi in futuro”.

Quest’aspetto era già stato discusso durante il Congresso annuale dell’OSE nell’agosto 2022:

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Identità elettronica ed e-government

Di recente, il Consiglio federale ha messo in consultazione un progetto di legge per consentire agli svizzeri e alle svizzere all’estero di avere un’identità elettronica riconosciuta dallo Stato, l’e-ID. L’OSE e la diaspora svizzera sono molto favorevoli al progetto.

Per l’OSE, “la legislazione e la prassi amministrativa devono tenere maggiormente conto della realtà dell’elevato livello di mobilità internazionale dei cittadini e delle cittadine di nazionalità svizzera e sostenerli facilitando le loro procedure amministrative”. A tal fine, invita la politica a “promuovere lo sviluppo dell’e-government”.

In effetti, con la creazione di una e-ID e delle relative basi legali, la comunità degli svizzeri e delle svizzere all’estero vedrebbe risolti diversi problemi. Tra questi, un’interazione facilitata con le autorità senza i vincoli del fuso orario, la probabile facilitazione dell’accesso ai servizi bancari in Svizzera e la semplificazione del seguito delle pratiche amministrative (sanità, tasse, ecc.). Ma soprattutto, l’e-ID è un anello essenziale per l’attuazione del voto elettronico, che la Quinta Svizzera chiede oramai da molti anni.

L’esercizio dei diritti politici dall’estero è tra i punti principali del manifesto elettorale del CSE. Durante la sessione di sabato, molti delegati e delegate hanno sottolineato il fatto che l’esercizio dei diritti politici per chi vive all’estero non solo è un diritto, ma anche un dovere. E hanno incoraggiato l’OSE a modificare il manifesto in questo senso.

Per saperne di più sull’e-ID, leggete il nostro articolo:

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Le altre richieste, che invitano a tenere conto delle esigenze specifiche della diaspora svizzera in termini di AVS/AI (assicurazione vecchia e di invalidità) e di assicurazione sanitaria, a garantire ed eventualmente ampliare l’offerta mediatica per la Quinta Svizzera attraverso la Gazzetta svizzera e swissinfo.ch e ad assicurare lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie per mantenere l’offerta per la gioventù svizzera all’estero e per sviluppare le scuole svizzere all’estero, non hanno suscitato reazioni particolari.

Ad essere discusso è stato solo l’ultimo punto relativo al sostegno per sviluppare gli istituti scolastici elvetici all’estero. Filippo Lombardi ha sottolineato “l’importanza di mantenerlo per sostenere i bisogni delle scuole svizzere”.

Il manifesto è stato accettato con 77 voti a favore, 5 contrari e 2 astensioni.

Il nostro articolo sulle persone anziane che lasciano la Svizzera:

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L’elenco delle richieste del CSE in breve:

  1. Consentire l’esercizio dei diritti politici dall’estero
  2. Favorire lo sviluppo dell’e-government
  3. Garantire il mantenimento della libera circolazione delle persone
  4. Eliminare gli ostacoli alla mobilità legati alle assicurazioni sociali
  5. Garantire il mantenimento di una rete consolare che risponda alle esigenze dei cittadini svizzeri e delle cittadine svizzere all’estero
  6. Garantire lo sviluppo di un’informazione di qualità e indipendente destinata alla Quinta Svizzera
  7. Assicurare lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie per mantenere le offerte destinate alla gioventù svizzera all’estero e allo sviluppo delle scuole svizzere all’estero


Il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSECollegamento esterno) rappresenta gli interessi della diaspora svizzera presso le autorità e l’opinione pubblica nella Confederazione. È composto da 140 membri, 120 dei quali provengono dall’estero. La ripartizione dei seggi corrisponde al numero di svizzeri e svizzere all’estero residenti nei rispettivi Paesi.

Il CSE si riunisce due volte l’anno. Durante queste sessioni, i delegati e le delegate discutono di questioni relative alla politica della Quinta Svizzera e di tematiche politiche attuali che riguardano gli svizzeri e le svizzere all’estero. Prendono decisioni e deliberano su prese di posizione e risoluzioni che vengono poi presentate alle autorità competenti.

Fonte: Swiss Community


Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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