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“L’UDC non guadagnerà molti voti con la sua lotta contro il wokismo”

Il partito svizzero della destra sovranista, l'Unione democratica di centro, ha svelato il suo nuovo programma in gennaio, a Zurigo. © Keystone / Michael Buholzer

All'inizio di quest'anno elettorale, l'Unione democratica di centro ha dichiarato guerra al wokismo. Un tema importato dall'estero che permette di suscitare clamore, ma non di vincere le elezioni, secondo analisti e analiste.

La destra conservatrice svizzera ha aggiunto un nuovo capitolo al suo programma politico in vista delle elezioni federali di ottobre 2023. L’Unione democratica di centro (UDC) vuole combattere contro il “terrore di genere” e la “follia da cultura woke”.

“Il partito si oppone fermamente alla società woke, in cui una piccola minoranza intollerante vuole determinare come la maggioranza debba comportarsi”, ha spiegato la deputata Esther Friedli, responsabile del programma. Friedli ha precisato nel quotidiano svizzerotedesco Tages-Anzeiger che l’UDC intende impegnarsi per l’abolizione degli uffici che si occupano di parità e per proibire la scrittura inclusiva.

L’anti-wokismo è diventato anche il cavallo di battaglia dei Giovani UDC, che hanno moltiplicato le azioni contro quella che chiamano “la demenza woke”. Lo scorso anno, la sezione giovanile del primo partito svizzero ha lanciato un appello per boicottare la banca elvetica UBS per il suo utilizzo del linguaggio inclusivo.

Più recentemente, ha annunciato di voler pagare il parrucchiere alle persone che si tingeranno i capelli di biondo. Voleva attirare l’attenzione sulle affermazioni di una professoressa universitaria statunitense secondo cui una capigliatura bionda sarebbe un riferimento a un determinato – elevato – status sociale. Un’opinione che online ha provocato dibattiti e reazioni, tra cui appunto quella dei Giovani UDC, sul cui sito si legge: “Secondo alcuni professori adepti del wokismo, tingersi i capelli di biondo sarebbe un”appropriazione culturale’. Lottiamo contro questa nuova aberrazione woke”.

Donna cammina tra tavoli all aperto.
Esther Friedli, responsabile del programma dell’UDC, una crociata contro il wokismo. © Keystone / Gian Ehrenzeller

Woke, un termine dirottato

Queste dichiarazioni stuzzicano l’interesse sui social media, ma di cosa si parla esattamente? Il termine “woke” nasce dall’inglese “awake” (“sveglio”). La parola, nata durante le lotte antirazziste negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, designava una persona cosciente dei problemi sociali e in particolare del razzismo. È stata più recentemente popolarizzata dal movimento contro il razzismo Black lives matter, che l’ha utilizzata come slogan.

“Negli Stati Uniti, il termine è stato rapidamente dirottato per denigrare la lotta alle discriminazioni”, spiega Alex Mohodeau, dottoressa in scienze politiche e autrice di un libro intitolato Panique woke (Panico woke). In seguito, è stato importato in Europa dagli ambienti conservatori. È apparso ad esempio in Francia nel 2021. “Il dibattito arriva ora in Svizzera, con un po’ di ritardo”, osserva la specialista.

Il termine “woke” è utilizzato unicamente dalla destra conservatrice per designare coloro che non le piacciono.

Alex Mahoudeau, dottoressa in scienze politiche

 “Attualmente, l’aggettivo woke è utilizzato unicamente dalla destra conservatrice per designare coloro che non le piacciono: persone femministe, antirazziste, trans o omosessuali”, indica Mahoudeau. Secondo lei, non è nulla di nuovo: “Si tratta del discorso della destra conservatrice che è sempre esistito. Prima si parlava di ‘benpensanti’ o del ‘politicamente corretto'”.

L’esperta ritiene comunque che il wokismo sia un’innovazione linguistica efficace. Riunendo sotto questo termine le persone che non le vanno a genio, la destra conservatrice “può presentarsi come la guardiana dell’identità europea di fronte alle innovazioni americane, anche se è stata lei ad importare questa parola dagli Stati Uniti”, spiega.

La Svizzera ha altre preoccupazioni

La strategia ha permesso al più grande partito della Svizzera di attirare l’attenzione. Tuttavia, “con la sua lotta al wokismo, l’UDC non guadagnerà molti voti nelle elezioni federali del 22 ottobre”, sostiene il politologo Sean Müller. L’esperto riconosce che la scrittura inclusiva o il politicamente corretto irritano molte persone, ma questo non è sufficiente per cambiarne l’opinione politica.

La tolleranza e il vivere comune non fanno parte delle preoccupazioni principali della popolazione elvetica. Nel 2022, questi temi occupavano la 20esima posizione nel barometro delle apprensioni pubblicato ogni anno dalla banca Credit Suisse. Al primo posto si trovava l’impatto ambientale, al secondo la previdenza per la vecchiaia.

“Negli Stati Uniti il dibattito sul razzismo è molto più scottante. Con i vari casi di agenti di polizia bianchi che hanno ucciso persone nere, si basa su eventi più concreti”, commenta Müller.

Il politologo sottolinea inoltre che la Svizzera gode generalmente di una grande stabilità politica. “È solo quando si verificano eventi importanti che le elezioni federali modificano gli equilibri politici. Per esempio, nel 2015 la crisi migratoria ha permesso all’UDC di guadagnare voti”, rileva l’esperto. Con la nuova crescita degli arrivi di persone migranti in Europa, Müller ritiene che l’UDC riorienterà la campagna sul suo tema forte, l’immigrazione.

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Mobilitare la base

“Anche se non farà guadagnare voti, l’anti-wokismo permette all’UDC di mobilitare la sua base”, sostiene il politologo. Tuttavia, Müller sottolinea che il partito è già la forza politica che riesce meglio ad attivare il suo elettorato facendo leva sui suoi temi tradizionali. “Siccome siamo all’inizio dell’anno elettorale, penso che la destra abbia lanciato questo dibattito come una sorta di test, per vedere quali discussioni emergono”, ipotizza l’esperto.

Gli altri partiti si sono finora astenuti dal reagire al dibattito sul wokismo lanciato dalla destra conservatrice. A sinistra, il Partito socialista (PS) potrebbe voler evitare il tema per non mettere in risalto le divisioni interne nell’ambito della parità, percepite alla fine del 2022 quando il consigliere agli Stati Daniel Jositsch si era lanciato nella corsa per la successione della ministra socialista Simonetta Sommaruga contro l’opinione della presidenza del partito, che voleva presentare unicamente candidature femminili.

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Moderato da: Sara Ibrahim

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Traduzione: Zeno Zoccatell

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