Riusciti referendum contro RFFA e direttive armi, al voto il 19.05

(Keystone-ATS) Sono riusciti i referendum contro il progetto di riforma fiscale e finanziamento dell’AVS (RFFA) e contro la trasposizione nel diritto elvetico delle nuove direttive europee sulle armi.
La votazione si terrà il prossimo 19 maggio, indica oggi in una nota la Cancelleria federale.
I diversi comitati che osteggiano la RFFA hanno raccolto 60’749
firme valide (per far sì che un referendum riesca ne servono 50’000). La riforma è un compromesso elaborato da un’alleanza tra PLR, PPD e PS in Parlamento. Esso risponde al Progetto fiscale 17 del Consiglio federale, che doveva sostituire la Riforma III dell’imposizione delle imprese, respinta dal popolo due anni fa.
Contro la RFFA si sono schierati fra l’altro Verdi, Gioventù socialista, Sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari VPOD/SSP e altri gruppi di sinistra (ma non il PS). Essi criticano la riduzione delle tassazioni degli utili aziendali destinata ad aumentare la ridistribuzione patrimoniale a favore dei più ricchi.
Un altro comitato, costituito da Giovani UDC e PLR, nonché dal consigliere nazionale Sebastian Frehner (UDC/BS) e dall’ex consigliere nazionale Toni Bortoluzzi (UDC/ZH), critica invece i due miliardi di franchi promessi per il Primo pilastro definiti “uno zuccherino”. I due comitati sono concordi su una cosa: il collegamento tra AVS e tassazione delle imprese non va fatto.
Sono invece ben 125’233 le firme valide depositate contro il decreto federale che recepisce la nuova direttiva UE sulle armi volta ad inasprire il possesso di quelle automatiche. Come più volte ripetuto nei due rami del Parlamento durante i dibattiti, la Svizzera ha ottenuto eccezioni per quanto riguarda l’arma personale che ogni soldato ha il diritto di portare a casa. Anche per cacciatori e appassionati di tiro non cambierà nulla.
Trattandosi di uno sviluppo dell'”acquis” di Schengen la Svizzera è chiamata ad adeguare la propria legislazione entro maggio 2019 in quanto Paese associato allo spazio Schengen. Se non dovesse farlo, c’è il rischio che la Confederazione venga esclusa da tali accordi.
Denunciando un “diktat” dell’UE, le associazioni di tiro e l’UDC hanno lanciato un referendum. Secondo loro si tratta di una legge liberticida, iniqua, inutile, pericolosa e antisvizzera. Insomma, le direttive Ue volte ad inasprire il diritto sulla armi sono “pseudoleggi” che non migliorano la sicurezza, ma restringono invece i nostri diritti e la nostra libertà.