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Anche la Svizzera si interroga sulla messa fuorilegge dei cani da combattimento

Il governo svizzero è pronto ad esaminare tutte le possibilità per evitare incidenti con i cani da combattimento Keystone

Il divieto di cani da combattimento sarà discusso dal Parlamento federale nella sessione autunnale. La morte a Colonia di un bambino di 6 anni ucciso da un pitbull-terrier, sta moltiplicando le richieste di provvedimenti anche in Svizzera.

Nella presa di posizione sulla mozione del consigliere nazionale argoviese Heiner Studer, che proponeva l’introduzione del divieto di mantenere cani da combattimento, il Consiglio federale aveva già respinto l’idea di un tale divieto, pur dichiarandosi pronto ad esaminare i possibili mezzi per evitare incidenti. L’argomento addotto dal Governo era che nei Paesi in cui i cani da combatttimento sono fuorilegge, come Italia, Francia, Svezia e Ungheria, i casi di aggressione grave nonostante il divieto non sono diminuiti.

Studer non si è però scoraggiato ed ha mantenuto ferma la sua mozione, che con ogni probabilità verrà trattata in settembre dal Parlamento. D’altronde, proprio in questi giorni si vanno moltiplicando in Svizzera le discussioni, dopo il caso – l’ultimo di una lunga e impressionante serie – del bambino ucciso a Colonia. Così, se da una parte l’Ufficio federale di veterinaria ricorda che maltrattamenti e addestramento dei cani all’aggressione sono puniti dalla legge, d’altra parte si fa notare che per applicare con efficacia la legge bisognerebbe cogliere in flagrante allevatori e addestratori di cani.

La soluzione potrebbe trovarsi in una norma che definisca i difetti fisici e psichici da allevamento ed escluda i cani che ne sono portatori. Le associazioni cinofile e di allevatori, ribadiscono da parte loro che il divieto di allevare e tenere cani aggressivi non sarebbe una soluzione. Secondo Susanna Kull, veterinaria e membro della Società cinefila svizzera, gli allevatori seri si attengono a stretti criteri selettivi, per cui i cani che presentano difetti caratteriali devono essere scartati. La Kull riconosce tuttavia che vi sono troppi liberi allevatori e che bisognerebbe come minimo imporre un certificato di capacità per che alleva razze canine pericolose.

La mancanza di norme sufficientemente restrittive rischia inoltre di far diventare la Svizzera una specie di mecca per allevatori e proprietari di cani da combattimento. Qualcosa del genere – si è scoperto recentemente – dev’essere avvenuto proprio in Ticino, dove Armando Besomi, della Protezione degli animali, valuta che il numero dei pitbull, circa 300, sia raddoppiato tra ottobre ’99 e febbraio di quest’anno. Le razze o gli incroci più pericolosi rimangono comunque il Dogo argentino, il Tosa Imu, lo Staffordshire bull-terrier, il Pitbull-terrier, il Fila brasileiro e l’American bulldog.

C’è anche chi sottolinea, sull’onda delle discussioni emotive di questi giorni, che in fondo questi cani da combattimento sono pericolosi perché è l’uomo li rende tali. Ciò significherebbe che qualunque barboncino potrebbe essere trasformato in un’arma letale.

Silvano De Pietro, Zurigo

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