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Scoperto il killer dei retrovirus

La proteina APOBEC3G difende i linfociti dai retrovirus - ma non dall'HIV. www.tronolab.unige.ch

Ricercatori dell'università di Ginevra hanno appurato che una proteina, prodotta dai linfociti del sistema immunitario, riesce a inibire i retrovirus che provocano la leucemia negli animali.

Una scoperta che apre una nuova via nella lotta contro l’AIDS.

Si chiama APOBEC3G, è una proteina prodotta da alcune cellule linfocite e ha una caratteristica tutta speciale: quella di neutralizzare la propagazione dei retrovirus.

La proteina riesce infatti a immette degli errori nel codice genetico dei retrovirus. Per cui quando questi penetrano nei linfociti, il DNA che innestano sulle cellule infette non è più in grado di esprimere niente.

È quanto scoperto dal team del professor Didier Trono, del dipartimento di genetica e microbiologia dell’Università di Ginevra.

Tentando di riprodurre alcuni tipi di retrovirus in presenza della proteina APOBEC3G, i ricercatori si sono infatti accorti che non avviene alcuna moltiplicazione. E questo proprio a causa dei danni inflitti dalla proteina al genoma del retrovirus.

La scoperta, pubblicata anche sull’autorevole rivista scientifica Nature, è molto importante, perché apre una nuova via nella ricerca sui virus. E permette pure di spiegare la resistenza dell’uomo a numerosi retrovirus, che attaccano invece certe specie animali.

Nessun effetto sull’HIV

I retrovirus si distinguono dalle altre famiglie virali per il loro modo di moltiplicarsi, integrando il DNA con le loro informazioni genetiche nei cromosomi delle cellule che infettano.

Questo «marchio» è irreversibile, per cui le cellule attaccate, riproducendosi, copiano il retrovirus, che può così diffondersi nell’organismo. A meno che il sistema immunitario non sia in grado, come è il caso per l’uomo, di produrre la proteina APOBEC3G, che inibisce il clonaggio dei retrovirus.

Tra questi, però, ce n’è almeno uno contro il quale l’APOBEC3G non fa effetto. Si tratta dell’HIV, il virus dell’AIDS, che è a sua volta munito di una propria “arma di difesa”. Ovvero un’altra proteina, detta VIF, che inibisce l’azione antivirale di APOBEC3G.

Importante azione antivirale

Sebbene l’APOBEC3G non riesca a contrastare l’avanzata dell’HIV, il suo ruolo è comunque essenziale, per la sua provata azione antivirale. Ed eventualmente ci sono anche altri effetti, ancora da scoprire.

«Per il momento non sappiamo ancora se la proteina abbia altri effetti sull’organismo. Per esempio, potrebbe svolgere un ruolo nelle modificazioni genetiche importanti per la risposta immunitaria”, afferma il professor Torno, specificando che quello scoperto dal suo gruppo è il primo effetto della proteina a essere conosciuto.

Da anni si stava invece studiando l’altra proteina, la VIF, quella prodotta dal virus dell’AIDS, ma senza grandi risultati.

«Poi, l’anno scorso», spiega il ricercatore, «un gruppo di Londra ha scoperto che il virus HIV produceva VIF in presenza di una determinata proteina, che in seguito è stata identificata come la APOBEC 3G. E noi abbiamo fatto poi il resto, scoprendo che il ruolo della proteina VIF è proprio quello di bloccare l’azione di APOBEC3G».

Nuova arma in vista contro l’AIDS?

A questo punto, bisogna ancora aspettare i prossimi sviluppi, ovvero scoprire come avviene questa azione. Ma in seguito, si potranno immaginare delle applicazioni in campo terapeutico.

Per esempio, creando delle molecole chimiche di sintesi, che impedirebbero a VIF di inibire o distruggere la proteina APOBEC3G. E di conseguenza, la proteina prodotta dai linfociti riuscirebbe a fare effetto anche sul virus dell’AIDS.

«Insomma, dalla nostra scoperta», aggiunge il professor Torno, «potrebbero nascere nuovi elementi da aggiungere all’arsenale terapeutico contro l’AIDS».

swissinfo, Fabio Mariani

APOBEC3G, una proteina prodotta dai linfociti modifica il genoma di molti retovirus, inibendone la riproduzione e proteggendo così l’uomo da attacchi, di cui sono invece vittima certi animali.

La scoperta del gruppo di ricerca del professor Didier Trono, dell’Università di Ginevra, apre una nuova strada nella lotta contro l’AIDS.

Sebbene APOBEC3G non agisca sul virus dell’AIDS, studiando la proteina con la quale l’HIV si protegge, si potrebbe infatti giungere alla creazione di una molecola chimica di sintesi in grado di neutralizzarla..

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