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Top manager: tra donne s’impara meglio

L'IMD di Losanna: qualità e innovazione per formare i dirigenti Keystone

Una delle migliori scuole per dirigenti al mondo, l'IMD di Losanna, ha deciso di organizzare un corso per sole donne. Con risultati incoraggianti.

Poca ideologia e una constatazione: le aziende con più donne in posizione gerarchica alta hanno dei risultati finanziari migliori. Un buon motivo per aiutarle a far carriera.

L’IMD (International Institute for management development) di Losanna non è certo conosciuto per l’alto numero di donne iscritte ai suoi corsi. Del resto la situazione della scuola non fa che rispecchiare le proporzioni che si riscontrano nel mondo del lavoro: le dirigenti sono ancora una rarità, soprattutto in posizione alta.

Una situazione che non va solo a scapito delle donne, ma anche dell’economia. La ricetta dell’IMD per contribuire a promuovere le carriere al femminile? Un corso per sole donne. Ad idearlo è stata Martha Maznewski, professoressa canadese attiva negli USA e all’IMD.

swissinfo: Per anni si è insistito sull’uguaglianza fra uomini e donne. Con il suo corso per sole donne lei propone un cambio di paradigma e mette l’accento sulle differenze. Perché?

Martha Maznewski: Viviamo in un mondo dove a uomini e donne viene riconosciuto un valore equivalente, ma per cose diverse.

Nel mondo dell’economia, le donne che hanno una posizione dirigenziale sono il 20%. Nei piani veramente alti la percentuale scende al 5%. Se nel mondo degli affari le donne e gli uomini fossero davvero ritenuti equivalenti, bisognerebbe avere delle proporzioni vicine al 50%. Le cifre sono le stesse da 20 anni, a dispetto dei cambiamenti che si sono verificati nella società.

Per noi è necessario cambiare il modo di spingere le donne a fare carriera. Quando si parla con imprese senza donne ai vertici, spesso ci si sente dire che questa situazione è dovuta al fatto che non ci sono donne preparate o disposte a diventare delle dirigenti.

Uno degli obiettivi del corso è di aiutare le donne ad avere più fiducia in sé stesse. Così le aziende non potranno più giustificarsi sostenendo che le donne non sono preparate al ruolo di leader, perché in realtà lo sono. Certo, il fatto di ritornare al lavoro e di dire «sono pronta» non è frutto solo del corso, in gioco ci sono altri fattori.

swissinfo: Quali sono le differenze tra uomini e donne che giustificano la scelta di proporre dei corsi specifici?

M.M.: Sono molte. Alcune hanno origine da caratteristiche biologiche, altre dipendono dal diverso modo di funzionamento del cervello o dal modo in cui maschi e femmine vengono socializzati: dalle bambine ci si attende un comportamento diverso da quello dei loro coetanei maschi.

Per il mondo degli affari, le differenze importanti, scientificamente provate, sono due. La prima è che gli uomini pensano in modo lineare, cercano di andare al punto. Le donne hanno un pensiero «parallelo», riescono a fare più cose contemporaneamente.

La seconda riguarda il modo d’interpretare le relazioni. Gli uomini preferiscono pensare in termini di gerarchia, mentre le donne sono più propense a pensare in termini di gruppo (communities).

Un modo di essere non è meglio dell’altro. Se si guarda a quali sono le esigenze aziendali, bisogna costatare che sono necessari entrambi.

swissinfo: I contenuti del corso non si differenziano in modo sostanziale da quelli proposti nei programmi aperti a tutti. Cosa cambia, se in classe ci sono solo donne?

M.M.: Cambiano le dinamiche di gruppo. Quando le donne sono in minoranza in un gruppo di uomini, mettono in atto dei processi d’apprendimento diversi.

Il fatto di essere in minoranza dà origine ad un cosiddetto fenomeno di “tokenism” (funzione totemica). La donna ha l’impressione di rappresentare tutte le altre donne. Ogni cosa che fa riguarda l’intera categoria. Di conseguenza ha molta più paura di esprimere i propri sentimenti o di apparire stupida.

La maggioranza, in questo caso gli uomini, nota di più i punti deboli che i successi. In effetti, la maggioranza non percepisce l’individuo come tale, ma come rappresentante dell’intero gruppo di minoranza. E da un gruppo ci si aspetta di più che da un individuo.

All’IMD abbiamo notato che quando le donne arrivano e sono in minoranza non osano porre le domande che vorrebbero porre e non si comportano nel modo in cui si comportano individualmente. Controllano il loro comportamento durante i corsi e questo non è un fattore positivo per l’apprendimento. Se le mettiamo in un gruppo di donne, invece, non hanno più bisogno di rappresentarle tutte, possono essere degli individui.

swissinfo: È stato difficile convincere le aziende ad iscrivere le loro manager a questo corso?

M.M.: No, per niente. È stato molto più difficile convincere le donne. Avevano l’impressione che si dicesse loro che avevano qualcosa di sbagliato, che c’era bisogno di correggerle e portarle su un’altra strada.

Gli alti dirigenti sono coscienti delle disparità tra il numero di donne e di uomini nei quadri. Sanno anche che la società chiede loro di cambiare le cose. Inoltre, ci sono degli studi che dimostrano che le aziende con più donne ai vertici hanno dei risultati finanziari migliori. E visto che generalmente le imprese sono orientate al profitto, hanno tutto l’interesse ad aprirsi a diversi contributi e ad accettare di creare un ambiente dove le competenze di ogni singolo individuo vengano valorizzate al meglio.

Ma se gli alti dirigenti hanno capito che le aziende necessitano di diversità e che bisogna cambiare le strutture, nate da norme e modelli “maschili”, al livello immediatamente inferiore ci sono ancora delle resistenze. I quadri intermedi non vogliono cambiare tipo di organizzazione, si dicono: “Con questa struttura abbiamo ottenuto dei risultati. Perché dovremmo cambiarla?”

swissinfo: Ormai l’IMD ha alle spalle il primo corso per sole donne. Con quali risultati?

M.M: Ottimi, superiori alle nostre aspettative. L’energia in aula era incredibile. L’ultimo giorno le partecipanti hanno ammesso che non sono mai state in una sala con così tanta diversità e che non avrebbero mai creduto che un’aula piena di donne potesse essere così variata. Questo ha cambiato il loro modo di vedere sé stesse come manager. Sono state capaci di prendere visione di sé come individui forti.

Di solito, dopo i corsi, la gente va a casa, scambia qualche e-mail e tutto finisce lì. Con questo gruppo è diverso. A tre mesi di distanza dal corso, tutte sono ancora in stretto contatto per posta elettronica. Si scambiano messaggi sul modo in cui hanno messo in pratica i contenuti del corso per ottenere dei buoni risultati aziendali, ma anche dei buoni risultati personali.

Certo, il programma è partito solo in autunno ed è presto per stabilire in che modo ha influito sul funzionamento delle grandi aziende. I feedback cominciano ad arrivare solo ora. Ma il fatto che tutte le grandi aziende basate in Svizzera come Nestlé, Philip Morris, Zurich, Swisscom o Japan Tobacco International abbiano mandato delle donne al nostro corso è un chiaro indizio dell’interesse che c’è per questo tipo d’iniziative.

Intervista swissinfo, Doris Lucini

Ottobre 2004: 39 manager partecipano al primo corso dell’IMD destinato esclusivamente alle donne
Uno studio dimostra che le aziende con il maggior numero di donne nei quadri sono fino al 35% più efficienti da un punto di vista finanziario delle aziende con poche donne manager
20% di donne nei quadri
5% di donne tra i top manager

L’istituto IMD (International Institute for management development) di Losanna è nato nel 1990 dalla fusione delle scuole fondate da Alcan e Nestlé nel dopoguerra. L’istituto è attivo in tre settori: l’insegnamento, la ricerca e la consulenza aziendale.

È tra le fucine di manager più rinomate al mondo. Il Financial Times l’ha classificata al primo posto in Europa e al quarto nel mondo.

Ogni anno, una novantina di iscritti ottengono il Master of Business Administration. 5’550 manager, provenienti da più di 70 paesi seguono dei corsi di aggiornamento. La scuola conta già 50’000 ex studenti, di cui solo 700 donne.

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