
“I consumatori statunitensi pagheranno il prezzo dell’aumento dei dazi”

La concorrenza di altri Paesi è in aumento e alcune attività a basso valore aggiunto hanno già lasciato la Svizzera, afferma Sébastien Landerretche, presidente della Swiss Commodity Trading Association, SUISSENÉGOCE.
Pesi massimi del trading globale come Glencore, Gunvor, Trafigura, Cargill e Louis Dreyfus hanno importanti attività in Svizzera. Tuttavia, nell’ultimo decennio, il ruolo di Ginevra come hub commerciale internazionale è stato sempre più messo in discussione da piazze concorrenti come Dubai o Singapore, che offrono, tra gli altri vantaggi, sgravi fiscali e normative più flessibili.
Sébastien Landerretche ha parlato con Swissinfo all’Hotel President Wilson di Ginevra, a margine della più grande conferenza mondiale sul trasporto di materie prime, la Geneva Dry. Nell’intervista ha discusso di come la Svizzera possa rimanere competitiva e degli sforzi profusi per garantire una maggiore trasparenza nel settore.
Landerretche è responsabile globale del trasporto marittimo presso Louis Dreyfus. Nel gennaio 2024 è stato eletto presidente di SUISSENÉGOCE, l’associazione mantello che difende gli interessi delle società di trading di materie prime con sede in Svizzera.
Swissinfo: In qualità di presidente di SUISSENÉGOCE, quali sono le sue priorità?
Sébastien Landerretche: La mia priorità è garantire che la Confederazione rimanga attrattiva per le società di trading. Per molti anni, il Paese ha goduto di un vantaggio storico, ma altre piazze economiche hanno fatto progressi significativi. Singapore, ad esempio, sta portando avanti una politica molto proattiva per attrarre le società di trading, così come gli Emirati Arabi Uniti. Londra ha mantenuto la sua competenza all’avanguardia, in particolare nella finanza, mentre Amsterdam ha rafforzato la sua posizione, specialmente dopo la Brexit, soprattutto nel trading energetico.
La Svizzera, e Ginevra in particolare, non può più dormire sugli allori. Dobbiamo costantemente assicurarci che le nostre condizioni quadro rimangano favorevoli. Fortunatamente, il nostro Paese ha ancora punti di forza solidi: la vicinanza con le autorità politiche, infrastrutture efficienti, una rete diversificata d’imprese nel nostro settore e una competenza riconosciuta, in particolare nel finanziamento del commercio.

Si dice spesso che il polo svizzero del trading, in particolare a Ginevra, si sia sviluppato senza un intervento statale diretto.
Il successo del trading in Svizzera si fonda su un sottile equilibrio tra libertà economica e un quadro normativo adeguato. Questo non è il risultato né di una pianificazione statale centralizzata né di una politica industriale proattiva, ma di un ecosistema in grado di attrarre aziende che cercano un ambiente neutrale, affidabile e competitivo.
Il contributo dello Stato consiste proprio nel garantire la qualità di queste condizioni, non da ultimo attraverso una forza lavoro qualificata. Il Master in trading di materie primeCollegamento esterno, offerto dall’Università di Ginevra in collaborazione con SUISSENÉGOCE, svolge un ruolo chiave in questo senso.
Singapore punta in particolare su una bassa tassazione delle imprese per attrarre le aziende. Come può la Svizzera rimanere competitiva?
La tassazione delle imprese è certamente un fattore importante, ma non è l’unico. Singapore offre un pacchetto coerente d’incentivi, sia fiscali che non, che include il sostegno all’innovazione e la facilità d’insediamento. Inoltre, l’entrata in vigore delle nuove regole dell’OCSE, adottate dalla Svizzera, che impongono un’aliquota fiscale minima del 15% per le grandi multinazionali, riduce il vantaggio fiscale di cui godevano le imprese.
In questo contesto, è imperativo che la Confederazione e i Cantoni riducano le imposte sul reddito delle persone fisiche. Per rimanere competitivi, dobbiamo essere in grado di attrarre i migliori talenti internazionali.
Se il potere d’acquisto di un o una dipendente è significativamente più alto all’estero, ci penserà due volte prima di venire a vivere in Svizzera, specialmente nei cantoni lemanici, dove la tassazione individuale è più elevata. E se un giorno le nostre aziende non saranno più in grado di attirare questi talenti, si trasferiranno dove potranno trovarli.
Il settore svizzero del trading si basa principalmente su poche grandissime aziende?
Niente affatto! Circa l’80% dei membri di SUISSENÉGOCE sono PMI [piccole e medie imprese]. Queste società sono spesso altamente specializzate e svolgono un ruolo chiave nella catena di approvvigionamento.

Le banche specializzate nel finanziamento del commercio, come ING Bank e BCGE (Banque Cantonale de Genève), sono i pilastri del settore. Tuttavia, la loro influenza a Ginevra sta diminuendo, in parte a causa degli elevati costi operativi in Svizzera e del fatto che il mercato elvetico può essere servito dai Paesi dell’Unione Europea. Questo rappresenta una minaccia per il ruolo di Ginevra nel trading?
Sì, perché le banche specializzate nel finanziamento del commercio sono la linfa vitale del settore. In Svizzera la loro competenza rimane intatta, anche se il loro numero è diminuito, il che è un peccato, poiché la loro presenza locale è preziosissima.
Detto questo, dati i rigorosi requisiti normativi elvetici in materia di capitale e liquidità, alcune banche potrebbero preferire operare dall’estero pur collaborando con aziende con sede nella Confederazione.
Il settore svizzero del trading è in crescita o in contrazione nel suo complesso?
Sono ancora necessarie statistiche dettagliate sulla questione, ma l’Ufficio federale di statistica ci sta lavorando e i risultati sono attesi per la fine del 2027. Possiamo comunque affermare che questo settore è rimasto complessivamente stabile, con alcuni aggiustamenti strutturali. Alcune attività a basso valore aggiunto [ad esempio, le operazioni di back-office, ndr] hanno lasciato la Svizzera, ma i centri decisionali sono ancora qui.
>>> Per saperne di più: Dubai si è posizionata come un hub chiave per le materie prime, ma non necessariamente a scapito della Svizzera:

Altri sviluppi
EAU vs Svizzera: rivalità o sinergia nel commercio delle materie prime?
Il settore è stato spesso criticato per la sua mancanza di trasparenza. Oggi è più regolamentato. Lo considera un fatto positivo?
La regolamentazione sta diventando sempre più complessa, a livello nazionale, europeo o globale. Il nostro settore è oggi altamente regolamentato, dai Paesi produttori fino alle operazioni bancarie. Trasparenza e tracciabilità sono la norma. Dobbiamo quindi trovare un equilibrio tra gli imperativi economici da un lato e le aspettative sociali e ambientali dall’altro.
Questa evoluzione normativa sta anche creando opportunità: digitalizzazione, blockchain, intelligenza artificiale. Detto questo, nonostante l’ascesa della tecnologia, le relazioni umane e la fiducia rimangono al centro della nostra attività.
Chi opera nel commercio di materie prime ha ancora a volte una cattiva reputazione presso l’opinione pubblica, non da ultimo a causa di casi di corruzione di alto profilo. Cosa state facendo per migliorare la trasparenza nel settore?
La parola “trader” è spesso equiparata a speculatore, ma il nostro ruolo è molto diverso: siamo soprattutto specialisti di logistica e gestori del rischio, ecco perché preferiamo usare il termine “operatore”. Un operatore è la persona che porta il prodotto al cliente, ovunque si trovi nel mondo, al momento giusto, con la qualità giusta e nella valuta giusta.
Garantiamo il trasporto e la disponibilità di materie prime fisiche in tutto il mondo, anche in tempi di crisi: pandemia, guerra, blocco del Canale di Suez, ecc. Per aiutare il pubblico a comprendere meglio il nostro lavoro, abbiamo lanciato CommoditiesHub.chCollegamento esterno, una piattaforma informativa per il grande pubblico che mira a spiegare in termini semplici il ruolo fondamentale svolto dal nostro settore.

E per quanto riguarda le incertezze geopolitiche, compresi i dazi imposti o pianificati dal presidente statunitense Donald Trump?
L’incertezza è sempre un male per gli affari. Conflitti, sanzioni internazionali, interruzioni logistiche e tensioni commerciali sono diventati più frequenti e hanno reso il nostro lavoro più complicato.
Per quanto riguarda i dazi statunitensi, hanno causato una grande incertezza nei flussi commerciali globali. In definitiva, a pagarne il prezzo saranno soprattutto i consumatori e le consumatrici negli USA.
La democrazia diretta svizzera, con le sue ricorrenti iniziative popolari – come l’Iniziativa per imprese responsabili, respinta di misura dall’elettorato nel 2020 – può scoraggiare le società di trading dal rimanere in Svizzera?
La democrazia diretta è uno strumento prezioso. A volte può creare incertezza, ma soprattutto incoraggia il dialogo e la trasparenza. Ogni dibattito è per noi un’opportunità per spiegare il nostro ruolo, le nostre pratiche e il nostro contributo. Tuttavia, dobbiamo contrastare la semplificazione del discorso politico e la disinformazione, in particolare sui social media.
Le sanzioni contro la Russia hanno spinto alcune società di trading svizzere a delocalizzare, in particolare a Dubai?
Le società di trading, anche le PMI, hanno uffici a Singapore, Dubai, Londra, Amsterdam e Houston. Le sanzioni contro la Russia hanno portato principalmente al trasferimento di personale, soprattutto a Dubai.
Articolo a cura di by Virginie Mangin.
Tradotto con l’ausilio dell’IA/mrj

Altri sviluppi
L’app SWIplus: il vostro collegamento con la Svizzera

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.