Siria protesta per petizione svizzera su deferimento a CPI
(Keystone-ATS) La Siria ha protestato presso il Consiglio di sicurezza dell’ONU contro la petizione firmata da 57 paesi consegnata lunedì dalla Svizzera all’organo delle Nazioni Unite, in cui si chiede che la Corte penale internazionale (CPI) indaghi sui crimini commessi nel paese mediorientale.
In un messaggio indirizzato al presidente del Consiglio di sicurezza il ministro degli affari esteri siriano afferma che “il governo deplora l’insistenza di questi paesi a seguire un falso approccio (del problema) rifiutando di riconoscere il dovere dello Stato siriano di proteggere il suo popolo dal terrorismo imposto dall’estero”, riferisce l’agenzia ufficiale Sana. Nella missiva viene sottolineato che “i gruppi terroristici sono finanziati e addestrati da alcuni Stati che hanno firmato la petizione, e in cui essi trovano pure rifugio”.
Il governo deplora che “La Svizzera, un paese finora noto per la sua neutralità, abbia lanciato una campagna iniqua e ingannevole contro un paese (la Siria) membro delle Nazioni Unite, difendendo le pratiche di questi gruppi terroristici”. Tale iniziativa “prova ancora una volta che questi paesi firmatari praticano l’inganno e la politica dei ‘due pesi e due misure’ per quanto riguarda la crisi in Siria e le leggi sui diritti umani”.
La petizione è sostenuta da diversi membri del Consiglio di sicurezza, tra cui Francia e Gran Bretagna. In una dichiarazione comune i rappresentanti dei due Paesi si sono impegnati, assieme a quelli di Australia, Lussemburgo e Corea del Sud, a far avanzare la causa in seno al massimo organo delle Nazioni Unite. I Quindici hanno discusso per la prima volta ieri la richiesta elvetica, ma il dibattito non è sfociato in alcun voto. Il delegato britannico Mark Lyall Grant ha spiegato che al momento non c’è una posizione comune, e ci sono membri permanenti che hanno minacciato di porre il veto ad un’eventuale risoluzione.