Swiss Steel in difficoltà, perdita consistente nel 2023
(Keystone-ATS) Swiss Steel è in difficoltà: confrontata con un sensibile calo del fatturato la multinazionale siderurgica con sede a Lucerna è scivolata pesantemente nelle cifre rosse nel 2023. Per far fronte alla situazione è prevista una ricapitalizzazione.
Stando al rapporto presentato oggi nell’esercizio scorso i ricavi si sono attestati a 3,2 miliardi di euro (3,1 miliardi di franchi), in flessione del 20% rispetto al 2022, con volumi in contrazione del 17% a 1375 tonnellate.
Il risultato a livello Ebitda (cioè prima di interessi, imposte, svalutazioni e ammortamenti) è passato da 217 milioni al valore negativo di -41 milioni. L’anno si è così chiuso con una perdita netta di 295 milioni, a fronte di un utile di 9 milioni nei dodici mesi precedenti.
Per rimettere in carreggiata il gruppo è stato deciso un aumento di capitale di almeno 300 milioni di euro. A garantirlo è il principale azionista Martin Haefner e la sua società Bigpoint, che secondo le ultime informazioni detiene quasi il 33% di Swiss Steel. In una dichiarazione, Haefner ha espresso la sua fiducia sulla futura sostenibilità del modello aziendale di Swiss Steel.
Allo stesso tempo l’impresa sta portando avanti la propria ristrutturazione. Sono state cedute sette società di vendita in Europa orientale, l’unità di vendita in Cile e la partecipazione del gruppo in una joint venture cinese. La vendita di parti di Ascometal France, annunciata lo scorso dicembre, non ha ancora avuto luogo, poiché le parti coinvolte stanno ancora discutendo e non hanno ancora raggiunto un accordo definitivo. Inoltre la più grande unità di produzione, Deutsche Edelstahlwerke (DEW), è stata riorganizzata, con il taglio 350 impieghi. Complessivamente, il gruppo siderurgico ha ridotto la propria forza lavoro di oltre 1000 unità, arrivando a un organico di 8800 dipendenti.
L’impresa guarda al 2024 con moderato ottimismo. “Dall’inizio dell’anno abbiamo ricevuto più richieste di offerte. Tuttavia, i mercati non si sono ancora normalizzati nel complesso”, si legge in un comunicato. “Ci aspettiamo un graduale miglioramento dei ricavi nella prima metà del 2024, seguito da una seconda metà dell’anno più forte”.
Le novità odierne non sono state accolte bene in borsa: in mattinata l’azione Swiss Steel è arrivata a perdere oltre il 3%. Dall’inizio dell’anno il corso è salito del 5%, ma sull’arco di un anno la performance è negativa: -30%.
Il gruppo fino al settembre 2020 si chiamava Schmolz+Bickenbach (S+B) e doveva il suo nome agli imprenditori Arthur Schmolz e Oswald Bickenbach, che nel 1919 fondarono a Düsseldorf, in Germania, un’industria siderurgica. Attraverso acquisizioni – in particolare dell’elvetica Swiss Steel nel 2003, che era quotata in borsa – è nato un conglomerato che è presente in oltre 30 paesi. L’azienda è specializzata nella fornitura di soluzioni individuali nel campo dei prodotti in acciaio speciale.