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11/9: processo per i 5 accusati, Usa vogliono pena morte

Questo contenuto è stato pubblicato il 04 aprile 2012 - 21:26
(Keystone-ATS)

La mente degli attentati dell'11 settembre, Khalid Shaikh Mohammed, sarà processata insieme a altri quattro cospiratori da un tribunale militare a Guantanamo, dove sono detenuti nella struttura segreta nota come 'Camp 7'. E per loro gli Usa chiedono la pena di morte.

Il Pentagono ha autorizzato il nuovo processo nei confronti di coloro che "sono accusati - si legge in una nota - di essere i responsabili della preparazione ed esecuzione degli attentati a New York, Washington e Shanksville (Pennsylvania), che hanno causato la morte di 2.976 persone". E rischiano "la pena di morte se saranno riconosciuti colpevoli".

Le accuse che gravano su di loro sono molteplici, dal dirottamento aereo, all'attacco a civili e obiettivi civili, oltre che omicidio in violazione del diritto militare. Oltre a Mohammed, compariranno in tribunale anche Ali Abdul Aziz Ali, Ramzi Binalshibh, Walid bin Attash, Mustafa al-Hawsawi. La lettura dei capi di imputazione avverrà a Guantanamo il prossimo mese, il che significa che in 30 giorni i cinque si presenteranno in tribunale per essere formalmente incriminati.

'Gitmo 5', questo il nome con cui vengono chiamati a Guantanamo, hanno subito torture e interrogatori violenti (solo Mohammed è stato sottoposto per almeno 183 volte al waterboarding) da parte delle autorità americane che, comunque, non potranno usare nel processo le informazioni ottenute con queste modalità.

A oltre dieci anni dall'attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, gli Stati Uniti puntano così a chiudere il caso, che si protrae da anni. I cinque sono stati incriminati nel 2008 ma il caso è stato sospeso dall'amministrazione Obama che ha tentato di spostare il processo in un tribunale civile a New York.

Uno stop che ha sollevato critiche e una forte opposizione, in primis dalla città di New York e dal suo sindaco Michael Bloomberg che, dopo aver inizialmente appoggiato la proposta, l'ha respinta seccamente per motivi economici. Un processo - aveva detto allora - sarebbe costato alla città 400 milioni di dollari solo per la sicurezza.

Anche il Congresso si è mostrato da subito contrario all'iniziativa, con i repubblicani che hanno inserito nell'ultima finanziaria una postilla che vieta al Pentagono di usare i propri fondi per trasferire i detenuti di Guantanamo sul continente. Le pressioni hanno costretto l'amministrazione a tornare sui propri passi. E nell'aprile 2011 il ministro della giustizia, Eric Holder ha annunciato, in modo riluttante, il rinvio del caso alla giustizia militare.

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