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Accesso al liceo, a fare la differenza è il reddito dei genitori

(Keystone-ATS) Le pari opportunità nella formazione scolastica sono minacciate, in particolare per l’accesso al liceo. È la messa in guardia degli autori di uno studio realizzato da Confederazione e Cantoni sulla base di un campione di oltre 14’500 allievi degli ultimi due anni di scuola dell’obbligo. La chance di frequentare le scuole medie superiori cresce con il reddito delle famiglie perché i bambini di queste economie domestiche hanno più facilmente accesso a lezioni private.

La ricerca, non ancora pubblicata, è presentata oggi dalla SonntagsZeitung. Il lavoro è stato realizzato dal Centro svizzero di coordinamento per la ricerca educativa (CSRE), un’istituzione comune della Confederazione e della Conferenza svizzera dei direttori cantonali dell’istruzione pubblica (CDIP).

Lo specialista della ricerca educativa Stefan Wolter ha analizzato dati raccolti a margine dello studio PISA (Programme for International Student Assessment, indagine internazionale che ha lo scopo di valutare il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati) del 2012 in Svizzera relativi a 14’543 allievi.

“Sì, purtroppo bisogna ammettere che una parte della formazione si può comprare”, dice il ricercatore in un’intervista al domenicale. La maggior parte degli scolari che approfittano di lezioni private proviene da famiglie “privilegiate”, ossia con alto reddito. Wolter stima che ogni anno in Svizzera per l’insegnamento fuori dalla scuola pubblica vengano spesi tra “100 e 300 milioni di franchi”.

Per ristabilire le pari opportunità, secondo il ricercatore “bisognerebbe mettere a disposizione un’offerta statale limitata di doposcuola negli anni prima del passaggio al liceo”. Un parere analogo è espresso da Daniel Reichmut, pure sentito da giornale. Il rettore di un liceo scientifico zurighese auspica “corsi di preparazione a buon mercato nella scuola pubblica”.

Secondo Wolter, la situazione attuale fa sì che sui banchi delle scuole medie superiori ci siano studenti che avrebbero dovuto scegliere un’altra formazione. A questo proposito, il domenicale ha intervistato anche Elsbeth Stern, professoressa di pedagogia al Politecnico federale di Zurigo (ETH) specializzata nella ricerca sull’intelligenza. Un suo studio, condotto su 142 studenti liceali, ha mostrato che il 32% del campione ha un quoziente intellettivo inferiore a quello atteso di 113 tenendo conto del fatto che queste scuole sono frequentate dal 20% della popolazione in teoria più dotata.

Lo studio di Wolter indica inoltre che in un triennio il numero di allievi degli ultimi due anni di scuola dell’obbligo che seguono lezioni private ha conosciuto una progressione “enorme” di oltre il 10%, in cifre assolute 7000 alunni in più a quota 63’000.

Il ricercatore attribuisce in gran parte questa evoluzione ai genitori, che costringono i figli a evolvere in un “livello di prestazioni a cui sono estranei”. In buona sostanza, i genitori temono che i loro pargoli avranno difficoltà nel mondo del lavoro se non dispongono della maturità. Ma al fenomeno contribuisce anche la scuola, soprattutto nei Cantoni che prevedono un esame di entrata al liceo.

La concorrenza è feroce, denuncia Wolter. Certi allievi vivono – male – condizioni che somigliano a quelle degli studenti coreani o cinesi. Il fenomeno è accentuato dall’immigrazione. Gli stranieri, anche quelli non alloglotti come i tedeschi a est della Sarine, sono assidui fruitori di lezioni private di grammatica e sintassi, più degli svizzeri. Questo fenomeno si spiega con il fatto che gli stranieri sono scettici sul sistema duale elvetico per la formazione degli apprendisti e aspirano a inviare i loro figli al liceo.

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