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Cina: rallenta crescita spesa militare, segnale a Usa

(Keystone-ATS) PECHINO – La Cina ha annunciato oggi che l’aumento delle spese militari per il 2010 sarà del 7,5% rispetto ad un anno prima, il più basso degli ultimi dieci anni. Parlando in una conferenza stampa oggi a Pechino, il portavoce governativo Li Zhaoxing ha sottolineato che la Cina “ha preso la strada dello sviluppo pacifico e di una politica militare difensiva”.
Li ha precisato che l’aumento – che in cifra assoluta porterà la spesa per la difesa di Pechino a 532.115 miliardi di yuan (circa 78 miliardi di franchi) – verrà proposto per l’approvazione ai tremila delegati dell’Assemblea Nazionale del Popolo (Npc), il Parlamento cinese, che si riunisce a Pechino da domani per la sua sessione annuale. Lo scorso anno la spesa militare cinese era cresciuta del 14,9%.
Secondo gli esperti sono state diverse considerazioni, dalla difficile situazione economica internazionale alla volontà di non apparire minacciosa agli altri Paesi dell’ Asia e agli Usa a determinare la decisione, che è stata presa contro il parere di alcuni alti ufficiali dell’ Esercito di Liberazione Popolare.
Dato il prolungarsi della crisi finanziaria, che costringe il governo a continuare a spendere per sostenere la domanda interna, la decisione è “comprensibile” per il generale in pensione Xu Guangyu. “La comunità internazionale chiede alla Cina di assumersi sempre maggiori responsabilità globali, per esempio nella lotta alla pirateria al largo della Somalia e un aumento intorno al 10% sarebbe stato più opportuno”, ha aggiunto il generale. Xu, che spesso commenta i problemi militari sui giornali cinesi, ritiene che nei prossimi anni le spese per la difesa dovranno aumentare “almeno allo stesso ritmo del Prodotto Interno Lordo”.
Poche settimane prima dell’apertura dei lavori della Ncp un ufficiale dell’ Esercito, Liu Mingfu, ha pubblicato il libro “Il Sogno della Cina” nel quale sostiene che la Cina deve rafforzarsi militarmente per diventare una “potenza globale” in grado di tenere testa agli Usa.
La pubblicazione del libro ha indotto un altro alto ufficiale, il colonnello Luo Yan, a contraddire pubblicamente il suo collega, sostenendo in una serie di interviste pubblicate con rilievo dalla stampa cinese che Pechino “non ha intenzione di sfidare gli Usa” e che “deve pensare soprattutto a come difendere la propria integrità nazionale”.
L’annuncio del budget militare è venuto nel pieno del periodo di tensione delle relazioni tra Cina ed Usa, innescato tra l’ altro dalla vendita di armi americane per 6,4 miliardi di dollari a Taiwan, l’ isola di fatto indipendente che la Cina rivendica, e dall’ incontro del presidente americano Barack Obama con il Dalai Lama, il leader tibetano in esilio che Pechino considera un secessionista.
Secondo alcuni esperti, l’aumento delle spese militari è stato tenuto basso in considerazione anche del tentativo, in corso dalle due parti, di rimettere in carreggiata i rapporti tra le due potenze. Per esempio Tai Ming Cheung, esperto di problemi militari cinesi nell’ Università della California, ritiene che nel contenimento del budget si possa leggere anche un “ramoscello d’ulivo” teso a Taiwan e al suo principale fornitore di armi, gli Usa.
Altri esperti di questioni militari hanno sottolineato che quest’ anno, anche a causa della crisi finanziaria internazionale, tutti i Paesi asiatici e gli Usa hanno annunciato aumenti inferiori al dieci per cento delle loro spese militari. “La Cina – ha detto uno di loro che preferisce mantenere l’ anonimato – non vuole apparire come ‘il cattivo’ della regione”.
Resta comunque una dose di scetticismo sui dati della spesa militare cinese. “Abbiamo chiesto con fermezza alla Cina di rendere più trasparente la sua spesa militare”, ha detto Hirofumi Hirano, portavoce del governo giapponese. Tokyo ha più volte chiesto a Pechino di spiegare in modo più dettagliato la sua spesa militare, che ritiene sottostimata nei rapporti ufficiali e che potrebbe essere in parte spalmata su altri capitoli del bilancio statale.

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