Consiglio d'Europa: Dick Marty, concentrarsi sui diritti umani
BERNA - Il Consiglio d'Europa deve concentrarsi sulla tutela della democrazia, dei diritti umani e delle minoranze: sono infatti i punti forti dove l'assemblea di Strasburgo dispone di "una competenza insostituibile". Lo sostiene il consigliere agli Stati Dick Marty in un'intervista odierna ai quotidiani "Neue Zürcher Zeitung" (NZZ) e "La Liberté", pubblicata due giorni prima che la Svizzera assuma la presidenza semestrale del Consiglio d'Europa.
Un numero crescente dei suoi Paesi membri sono attualmente anche membri dell'Unione Europea (UE), perciò l'assemblea deve concentrarsi sui suoi punti forti. Nell'ambito dei diritti democratici, umani e delle minoranze la Svizzera può sfruttare l'opportunità straordinaria della presidenza semestrale per lanciare un ampio dibattito sul federalismo, nota il senatore ticinese.
A suo parere, l'assemblea di Strasburgo fornisce tutta una moltitudine di rapporti, ad esempio in ambito culturale, economico e ambientale, che, seppur importanti, andrebbero lasciati ad organizzazioni più competenti. La priorità assoluta - secondo Marty - andrebbe invece data alla Corte Europea dei diritti umani, oberata di lavoro. La corte di Strasburgo - nota - è una garanzia importante e straordinaria par la libertà e i diritti fondamentali di 800'000 milioni di persone sul nostro continente. E il fatto che la giustizia decida entro tempi utili è pure un diritto fondamentale.
Si dice spesso che tale tribunale sia vittima del proprio successo, ma - osserva Marty - la questione si può vedere anche da un altro punto: l'enorme mole di lavoro della corte europea dimostra che la situazione di molti stati membri nell'ambito dei diritti umani è ancora carente, per non dire miserabile. Inoltre il consigliere agli Stati liberale radicale ha il sospetto che molti governi non hanno assolutamente alcun interesse a dotare di maggiori mezzi finanziari la corte di Strasburgo, che - precisa - lavora con una piccolissima parte di denaro rispetto alle risorse del tribunale dell'Aja per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia. Alcuni stati temono infatti di vedersi poi giudicati e criticati dalla stessa corte, come è stato recentemente per i crocifissi nelle scuole pubbliche italiane o per le numerose sentenze che riguardano la Russia sulla situazione in Cecenia.
Ma malgrado il mancato rispetto delle norme del Consiglio d'Europa, secondo Marty il dialogo è sempre la migliore opzione per avere una certa influenza su Mosca. La Russia - aggiunge - è un Paese "talmente importante dal punto di vista geopolitico, che dovremmo considerarlo come parte dell'Europa" e non escluderlo. Ritirare il diritto di voto alla delegazione russa presso il Consiglio d'Europa è quindi un'eventualità che non potrebbe a niente.
Riguardo alle sue attività attuali in seno al Consiglio d'Europa, Marty dice di occuparsi della situazione dei diritti umani nel Caucaso settentrionale e del presunto traffico di organi umani prelevati da serbi nel 1999 da parte dall'Esercito di liberazione in Kosvo (UCK). Ma nell'agenda di Marty ci sono anche gli abusi del segreto di Stato. È un po' - osserva - la conseguenza del rapporto sulle prigioni segrete della CIA: i governi invocano la segretezza per nascondere le attività illegali dei loro agenti.