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CSt: diritto d’urgenza, dar voce a Camere, ma margine manovra a governo

(Keystone-ATS) BERNA – Il Consiglio degli Stati ha apportato oggi solo poche modifiche al progetto di legge votato dal Nazionale volto a dare maggiori competenze al parlamento in materia di diritto d’urgenza per evitare il ripetersi di vicende come quella dell’UBS, della famiglia Tinner o del grounding di Swissair, in cui il governo ha agito solo, senza consultare il legislativo. Il testo, accolto con 39 voti favorevoli e senza opposizioni, accorda al Consiglio federale un maggiore margine di manovra.
Parallelamente i “senatori” hanno però accettato, con 33 voti contro 1, una mozione della loro Commissione della gestione (CdG) che prevede un’informazione scritta per tutte le deliberazioni e decisioni del governo.
La legge prevede che in futuro il parlamento non potrà più essere chiamato a votare crediti urgenti solo a posteriori. La norma intende evitare casi come il versamento, su sola iniziativa del Consiglio federale, di sei miliardi di franchi a UBS o la distruzione di documenti nella vicenda dei fratelli sangallesi Marco e Urs Tinner, sospettati di essere implicati in un contrabbando di materiale nucleare verso la Libia.
Per salvaguardare gli interessi del Paese, il Consiglio federale potrà comunque continuare a prendere decisioni da solo attraverso ordinanze che si basano direttamente sulla Costituzione. Queste misure avranno tuttavia una validità limitata a quattro anni.
La legge concede pure al governo di prolungare la validità delle ordinanze, ma una sola volta. E qualora approfitti di tale opportunità dovrà, entro sei mesi, rivolgersi al parlamento per dare alle decisioni una base legale.
Il margine di manovra del Consiglio federale sarà meno esteso se le sue deliberazioni riguardano misure per evitare problemi e disordini in atto o imminenti che potrebbero minacciare gravemente l’ordine pubblico, la sicurezza esterna o quella interna. In questi casi l’esecutivo dovrà rivolgersi al legislativo più rapidamente. La Camera del popolo aveva concesso sei mesi; oggi gli Stati, più magnanimi, un anno.

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