Dopo Russia e Belgio, Depardieu punta a passaporto Algeria
Si definisce "cittadino del mondo" e se va avanti di questo passo c'è la possibilità che Gerard Depardieu lo diventi, letteralmente. Dopo il domicilio fiscale in Belgio e la cittadinanza in Russia, l'ultimo pezzo che la star del cinema francese vuole aggiungere alla sua collezione di passaporti è quello dell'Algeria. "E ne chiederò altri ancora. Voglio arrivare a sette", ha detto in un'intervista al Journal du Dimanche Depardieu che negli ultimi anni non si è fatto mancare nulla tranne l'esser ogni tanto "politically correct".
Galeotto fu il film 'Green Card' del 1990, in cui pur di ottenere il permesso di soggiorno negli Stati Uniti un giovane Gerard Depardieu sposava per convenienza l'americana Andie MacDowell. Poi venne la realtà, Hollande e il discusso provvedimento di tassare al 75% le grandi fortune. E così l'attore, "cittadino del mondo, uomo libero", ma soprattutto straricco, si è dato alla fuga con un grande clamore mediatico prima in Belgio e poi in Russia dove "vive benissimo" al numero 1 di via della Democrazia, all'incrocio con viale del Bolscevismo. E, inarrestabile, ha avuto persino la licenza per aprire un caffè in Mordovia, altre 500 km a est di Mosca. Amico personale del presidente Vladimir Putin, che paragona a "Giovanni Paolo II" ed elogia per la sua intenzione di voler "dare dignità alla gente", Depardieu ha anche un rapporto molto stretto con il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Nei mesi scorsi è stato accolto in pompa magna a Grozny sulla cui "ricostruzione miracolosa" ha dichiarato di voler girare un film.
E non finisce qui. Nell'intervista al Journal l'ex Cyrano del cinema glissa sulle Pussy Riot ma ha una parola buona per le Femen arrestate in Tunisia. "Sono femministe coraggiose che si sono assunte le loro responsabilità". Salvo poi accettare di recitare gratis in un film di Abel Ferrara su Dominique Strauss-Kahn, l'ex direttore del Fmi protagonista di scandali sessuali che non hanno fatto certo la gioia di donne e femministe. Ma tant'è. Depardieu rivendica il suo "diritto agli eccessi", definendosi espressione di "uno spirito ribelle, che i francesi amano. Lo spirito di una persona che si districa tra le cose, qualche volta ubriaco. Ma la mia ubriachezza fa parte della mia sregolatezza".
Sarà questo l'argomento difensivo che i suoi avvocati porteranno in tribunale il prossimo 21 giugno quando Depardieu dovrà rispondere di "guida in stato di ubriachezza"? Che ci pensino bene. L'attore rischia fino a due anni di prigione. In quel caso sette passaporti servirebbero a poco.