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Egitto: Nato; impatti negativi su economia e immigrazione

(Keystone-ATS) La crisi egiziana “non è una minaccia diretta” per la Nato o per i suoi paesi alleati, ma “in una prospettiva di medio e lungo termine” potrebbe avere “un impatto negativo sull’economia e ciò potrebbe portare ad un aumento dell’immigrazione illegale in Europa”. Lo ha detto il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen in un incontro stampa a Bruxelles.

La Nato “segue con attenzione e preoccupazione” quanto sta accadendo in Egitto e in Tunisia, anche se non considera che questa situazione possa rappresentare una minaccia diretta per l’Alleanza o per i suoi membri. “Ma potrebbe esserci un impatto sul processo di pace in Medio Oriente e sulla stabilità della regione nel medio e lungo periodo”, ha messo in guardia Rasmussen. “A lungo termine potrebbe esserci un impatto negativo sull’economia di questa regione, che potrebbe portare ad un aumento dei flussi dell’immigrazione, e così via”, ha spiegato.

Rasmussen ha riferito che la questione egiziana sarà discussa in Qatar dal 14 al 16 febbraio, durante un incontro della Nato con tutti i paesi del Golfo, con i quali l’Alleanza ha una partnership. “Suppongo che i nostri partner saranno interessati ad uno scambio di vedute sulla situazione”, ha detto, pur precisando che la Nato “non ha alcuna intenzione di interferire sugli avvenimenti in Egitto”. Egitto e Tunisia sono peraltro membri della partnership della Nato sul Dialogo mediterraneo, insieme a Algeria, Giordania, Israele, Mauritania e Marocco.

La Nato – ha ricordato Rasmussen – “non ha nessun ruolo attivo nel processo di pace in Medio Oriente, ma non ciò non significa escludere una discussione al nostro interno e con i nostri partner, con i quali intendiamo consultarci su tutte le questioni”. Per il momento, “la Nato non ha in programma di cambiare il concetto di queste partnership”, incluso quella di cui Egitto e Tunisia fanno parte, “ma come abbiamo deciso in novembre al vertice di Lisbona, la Nato intende rafforzarle per discutere al loro interno di tutte le questioni della politica di sicurezza”, ha rilevato Rasmussen.

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