Fao: via a vertice, ma mancano i paesi ricchi
ROMA - Un nuovo impegno politico alla presenza di papa Ratzinger ma nessun fondo aggiuntivo per combattere la fame nel mondo. Il vertice Fao sulla sicurezza alimentare che si è aperto oggi a Roma sembra avere un finale già scritto nelle conclusioni approvate in mattinata.
Si rischia il nulla di fatto, malgrado il monito di papa Benedetto XVI che alla platea di capi di Stato e di governo sottolinea la vergogna di un mondo che di fronte alla fame non nasconde "opulenza e sprechi".
A Roma si è aperto oggi un vertice della Fao, l'organizzazione dell'Onu che combatte la fame nel mondo, che evidenzia un dato sconfortante: il club dei Paesi ricchi, ovvero l'Occidente che dovrebbe aiutare, si nota solo per la sua assenza. L'unico leader G8 a partecipare è il premier Silvio Berlusconi, impegnato come 'padrone di casa' a presiedere i lavori del summit.
Il numero delle persone che soffrono la fame sta subendo una "drammatica crescita" - ha ammonito il papa nel suo intervento - nonostante la terra sia in grado di "nutrire a sufficienza tutti i suoi abitanti". E questo dimostra come non vi sia alcuna relazione di "causa-effetto tra la crescita della popolazione e la fame", ha detto Ratzinger, che ha indicato "nell'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, nella diminuzione di disponibilità economiche delle popolazioni più povere e nel limitato accesso al cibo" le cause della fame.
Nei giorni scorsi il direttore generale della Fao Jacques Diouf aveva quantificato in 44 miliardi di dollari all'anno i soldi necessari per rispettare l'impegno di dimezzare entro il 2015 il miliardo di affamati. Obiettivo che viene riconfermato nel documento finale, senza però che sia indicata nessuna cifra.
A denunciare l'incongruenza ci ha pensato prima di tutti il sindaco di Roma Gianni Alemanno: "Manca una chiara indicazione dell'impegno finanziario. Una mancanza - ha sottolineato - a cui si deve porre rimedio".
Da parte sua il premier italiano Silvio Berlusconi ha sottolineato invece come sia arrivato il momento di "decidere le date e le modalità" di versamento dei 20 miliardi di dollari contro la povertà promessi al G8 dell'Aquila per i prossimi tre anni. Individuando nella lotta alla speculazione una delle strade da percorrere per sradicare la fame e la povertà.
Ma oltre le parole, sembra che il vertice non riesca ad andare. Tanto che il leader libico Muammar Gheddafi - una delle 'star' del vertice - in un discorso insolitamente breve ha denunciato "le ipocrisie, le frodi e le contraddizioni" delle ex potenze coloniali, che hanno saccheggiato le risorse di interi continenti come l'Africa e l'Asia causando fame e disperazione. "Ora ci devono ricompensare - ha detto il colonnello -. Non chiediamo un elemosina, ma rivendichiamo un nostro diritto".
Il documento finale approvato stamani per acclamazione prevede cinque azioni da mettere in campo per combattere la fame e chiede ai governi di assicurare ai Paesi in via di sviluppo i soldi promessi. I cosiddetti '5 Principi di Roma' indicati nel testo prevedono di investire nei programmi di sviluppo rurale predisposti dai singoli governi. Altra priorità indicata è la necessità di implementare il coordinamento strategico a livello nazionale, regionale e globale per migliorare la governance e promuovere una migliore collocazione delle risorse. Risorse però che latitano.