Fed: migliora stima pil Usa 2010, fra 2,5% e 3,5%
NEW YORK - Il comitato della Federal Reserve che decide sui tassi ha rialzato la sua stima per la crescita dell'economia americana nel 2010, prevista fra il 2,5% e il 3,5%.
Lo si legge nei verbali della riunione d'inizio novembre del Fomc. La stima precedente, fornita a giugno, era compresa fra 2,1 e 3,3%.
Per il 2009 la stima è rivista ad un tasso compreso fra -0,4 e -0,1% dalla precedente forchetta compresa fra -1,5% e -1%.
I membri del Fomc, riuniti lo scorso 3 e 4 novembre, hanno al contrario rivisto al ribasso le loro previsioni sulla disoccupazione negli Usa: ora la previsione del Fomc, che riunisce governatori e presidenti delle filiali della banca centrale, è per un tasso di disoccupazione che nel quarto trimestre del prossimo anno sarà compreso fra il 9,3 e il 9,7%, in ribasso rispetto agli attuali livelli superiori al 10%. Le stime precedenti, quelle di giugno, indicavano un tasso di disoccupazione compreso fra il 9,5 e il 9,8%. Per il 2011 la Fed stima una disoccupazione fra l'8,2 e l'8,6% nel quarto trimestre, in calo ulteriore al 6,8%-7,5% l'anno successivo.
Nei verbali della riunione, il Fomc prevede che l'economia americana dopo il 2009, pur in miglioramento, sarà "indebolita dalle incertezze delle famiglie e delle imprese, dalle deboli condizioni del mercato del lavoro e dal lento processo di miglioramento delle condizioni creditizie".
La maggior parte dei membri del Fomc - si legge ancora nei verbali - prevede che ci vorranno dai cinque ai sei anni perché crescita, disoccupazione e inflazione possano tornare a livelli coerenti con gli obiettivi della banca centrale, quindi vicini al potenziale. Alcuni partecipanti hanno comunque detto di aspettarsi un periodo di tempo ancora più prolungato.
Alcuni membri del Fomc - si legge nei documenti disponibili sul sito web della Fed - si aspettano che il basso tassi dei d'interesse possa incoraggiare un eccessivo appetito per il rischio fra gli investitori. Ancora, alcuni membri ritengono che l'elevata liquidità possa gonfiare le prospettive inflazionistiche. La valutazione più diffusa fra i partecipanti alla riunione d'inizio novembre, tuttavia, indica che i rischi per l'inflazione sono "grosso modo bilanciati" e che la probabilità di un'eccessiva assunzione di rischi è "bassa".