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Fisco: negoziati con Berna, governo italiano evasivo in parlamento

(Keystone-ATS) Nessuna indicazione è stata fornita oggi pomeriggio dal governo italiano in merito a iniziative e passi diplomatici con la Svizzera per un futuro accordo sulla fiscalità. Il ministro per i rapporti con il parlamento, Elio Vito, nel corso dell’ora delle domande alla Camera dei deputati non ha dato alcun chiarimento.

Vari parlamentari avevano rivolto al ministro dell’economia e finanze, Giulio Tremonti, una interrogazione per conoscere gli orientamenti del governo Berlusconi circa l’opportunità di un accordo con la Svizzera per l’introduzione di “un meccanismo di prelievo da applicare ai capitali italiani trasferiti nella Confederazione e non dichiarati al fisco”.

A nome di Tremonti ha risposto il ministro Vito, riconoscendo che gli accordi della Svizzera con Germania e Regno Unito in materia di doppia imposizione “sono in controtendenza” con il comportamento avuto in passato da Berna, ma i testi dovranno ancora subire una verifica da parte dell’UE. Nessun’altra indicazione, tanto che Massimo Vannucci (PD), uno degli interroganti, ha rimproverato al ministro di aver semplicemente letto “una nota sibillina in cui lei non risponde assolutamente a niente”.

200 miliardi di euro non dichiarati?

Da recenti stime – hanno rilevato gli interroganti – i capitali italiani che si trovano in Svizzera non dichiarati al fisco ammontano a circa 200 miliardi di euro, con un mancato gettito per l’erario italiano quantificato in oltre 50 miliardi di euro. Se si applicassero le medesime aliquote di tassazione previste dagli accordi bilaterali fra Svizzera, Germania e Gran Bretagna, “si potrebbero incassare ingenti risorse e regolamentare una pratica illegale piuttosto diffusa e altamente dannosa per il fisco italiano”.

Quanto all’esperienza dei cosiddetti “scudi fiscali”, essa è risultata “altamente negativa e diseducativa, oltre che poco redditizia per lo Stato italiano rispetto alle effettive potenzialità di gettito”.

Ma alla precisa domanda se Roma, tramite il ministero del tesoro, intenda stipulare un accordo con la Confederazione sulla falsariga di quelli firmati da Germania e Gran Bretagna, e se tale ipotesi possa essere ostacolata da frizioni precedenti nei rapporti tra Roma e Berna, il governo Berlusconi non si è espresso. Nessuna risposta neppure alla domanda su quali iniziative siano state finora intraprese dall’Italia per definire un accordo ed entro quali tempi ritenga possibile giungere a questo “fondamentale obiettivo”.

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