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GB: senza riforme su immigrazione usciamo dall'UE

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 novembre 2014 - 20:29
(Keystone-ATS)

La Gran Bretagna lancia un nuovo ultimatum all'Europa e per farlo sceglie un tema centrale e sensibile come l'immigrazione. Londra è pronta a uscire dall'Unione europea se non saranno fatte riforme sostanziali in materia. Stavolta a lanciare l'avvertimento a Bruxelles è il ministro degli esteri Philip Hammond che, per la prima volta, si spinge più lontano del premier David Cameron.

Per convinzione: Hammond è un noto euroscettico. E per calcolo: i conservatori britannici hanno un disperato bisogno di riguadagnare terreno nei confronti dell'Ukip di Nigel Farage in vista delle suppletive del 20 novembre a Rochester e delle legislative del prossimo maggio.

"Quando ci si siede al tavolo dei negoziati bisogna anche essere pronti ad alzarsi e andarsene", ha detto Hammond al "Daily Telegraph". A Bruxelles Londra chiede un cambiamento "significativo e sostanziale". Certo, spiega il ministro, a decidere del destino del Regno Unito saranno alla fine i sudditi, con il referendum previsto per il 2017. Ma proprio per questo bisogna fare attenzione a dove porterà la trattativa prima di allora, perché il risultato di quella consultazione, insiste Hammond, non è affatto "certo".

Il titolare del Foreign Office lascia, tuttavia, una porta aperta dicendosi "molto più ottimista ora di quando ha assunto il suo incarico". "Pensavo che quando avrei esposto i problemi della Gran Bretagna mi sarei sentito isolato e invece ho scoperto che molti altri" partner europei "hanno i nostri stessi problemi".

Nelle ultime settimane Cameron ha cercato di mostrarsi risoluto sulla necessità di attuare una stretta sull'immigrazione, soprattutto nei confronti della Germania di Angela Merkel. Ma su come intenda realizzare questa stretta sono circolate solo indiscrezioni che parlavano di tetti, sbarramenti e quote. Un'ipotesi quest'ultima che sembrava Downing Street avesse abbandonato dopo un deciso rifiuto da parte dei partner europei, Berlino in primis.

L'Hammond di oggi sembra invece suggerire che quell'idea sia ancora sul tavolo: "tutto dipende dal linguaggio e dai toni che si usano durante i negoziati. Ci sono parole che rendono tutto più difficile. Non parlerei di quote di immigrati con i miei partner europei - spiega il capo del Foreign Office - ma parlerei di un meccanismo che alla fine garantisce lo stesso risultato". In conclusione, dice Hammond, la Gran Bretagna spingerà per un'"interpretazione elastica" degli esistenti trattati europei.

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