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Ipoteca: puntare sul Saron? “Sì, ma solo se te lo puoi permettere”

L'evoluzione dei tassi d'interesse pone i proprietari di case di fronte a scelte non sempre facili. KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Puntare su un’ipoteca Saron, speculando sul fatto che in futuro non troppo lontano la Banca nazionale svizzera (BNS) abbasserà i tassi d’interesse?

Sì può fare, ma solo se si gode delle necessarie coperture finanziarie, afferma Donato Scognamiglio, presidente del consiglio di amministrazione della società di consulenza immobiliare zurighese IAZI.

“Grazie alla tendenza al ribasso dell’inflazione, il picco dei tassi dovrebbe essere stato raggiunto, il mercato ipotizza un movimento laterale”, spiega l’esperto in un’intervista pubblicata oggi dal portale Cash. “Ciò significherebbe che non c’è nulla di cui preoccuparsi. A mio avviso, però, questo atteggiamento non è una buona idea per un motivo completamente diverso: dobbiamo essere previdenti. La domanda che i proprietari di case devono porsi è se possono far fronte a un tasso d’interesse del 5% addirittura del 6%”.

“Gli anni ’90 hanno dimostrato che i tassi ipotecari possono arrivare all’8%, anche in Svizzera”, sottolinea lo specialista. “Questo significa che se avete abbastanza liquidità, potete rimanere nel Saron. Se invece non volete speculare sull’andamento futuro dei tassi d’interesse vi conviene stipulare un’ipoteca a tasso fisso. Così facendo si corre il rischio di pagare troppo, se i tassi d’interesse di riferimento in franchi scendono di nuovo: ma il proprietario di casa è protetto e il mutuo non sarà troppo costoso”.

La situazione geopolitica è infatti sempre in divenire. “È chiaro che i tassi di interesse scenderanno solo se non ci saranno guerre che faranno salire il prezzo del petrolio”, osserva Scognamiglio. “L’inflazione non è guidata solo dal rincaro di fondo, ma anche e soprattutto dai prezzi dell’energia. Se l’inflazione tornerà ad aumentare, il presidente della Banca nazionale Thomas Jordan probabilmente stringerà nuovamente la vite dei tassi d’interesse. A quel punto tutti saranno contenti di non avere troppi debiti”.

Il rischio non riguarda comunque solo i tassi d’interesse, ma anche i prezzi degli immobili. “La situazione diventa spiacevole per i proprietari di casa quando la banca si rende conto che il titolare del mutuo è in grado di pagare gli interessi, deve effettuare pagamenti aggiuntivi a causa della perdita di valore o, nel peggiore dei casi, deve addirittura vendere la casa perché il capitale proprio non è più sufficiente. Questo è lo scenario da incubo che metterebbe i proprietari in difficoltà. I prezzi sul mercato comincerebbero a scendere. Ma non mi aspetto uno scenario del genere, il mercato è solido grazie all’elevata domanda”.

Ma in definitiva – chiede il giornalista di Cash – nel contesto attuale il Saron è consigliabile? “Se disponete di sufficiente capitale di risparmio liberamente disponibile sotto forma di depositi bancari potete consapevolmente rimanere nel Saron e speculare sulla riduzione dei tassi d’interesse da parte della BNS nei prossimi due anni. Se invece vi trovate in una situazione di ristrettezze lavorative o non siete del tutto sicuri delle vostre prospettive future credo che dovreste sottoscrivere un’ipoteca fissa”.

Il Saron (Swiss Average Rate Over Night) è un tasso di interesse di riferimento svizzero che si orienta strettamente a quello ufficiale della BNS. Su questo tasso di base le banche fissano un margine, il cui ammontare dipende dalla solvibilità del cliente e che di regola si situa tra lo 0,8% e l’1,3%, spiegava tempo fa la società di consulenza VermögensZentrum. Questo margine rimane invariato per tutta la durata quadro dell’ipoteca Saron che di norma, a seconda della banca, è di tre o cinque anni. Normalmente il tasso di interesse dell’ipoteca Saron viene invece adattato ogni trimestre all’andamento del Saron.

Come si ricorderà a partire dall’anno scorso la BNS ha messo fine a un periodo molto lungo (sette anni) di interessi negativi, procedendo a cinque aumenti del tasso guida nello spazio di dodici mesi, operando un primo rialzo il 16 giugno 2022 (da -0,75% a -0,25%), un secondo il 22 settembre (da -0,25% a +0,50%), un terzo il 15 dicembre (da +0,50% a +1,00%), un quarto il 23 marzo 2023 (da +1,00% a +1,50%) e un quinto il 22 giugno (da +1,50% a +1,75%). Il tasso è così salito al livello più elevato dal 2009. Nell’ultimo appuntamento con l’analisi della situazione economica e monetaria, lo scorso 21 settembre, la BNS ha invece optato per lo status quo. La prossima comunicazione dei vertici della BNS sullo stesso tema avverrà il 14 dicembre. Proprio ieri Jordan ha parlato di una stabilità dei prezzi non ancora garantita: “non esiteremo a inasprire ulteriormente la nostra politica”, ha affermato.

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