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Isis: rispunta al Baghdadi, 'jihad avanti fino a Roma'

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 novembre 2014 - 21:28
(Keystone-ATS)

"La marcia dei mujaheddin andrà avanti fino a quando non raggiungerà Roma": ad affermarlo, in un nuovo messaggio audio, è un 'redivivo' califfo dello Stato Islamico, Abu Bakr al Baghdadi, che torna rilanciare la chiamata alle armi per i credenti, annuncia l'estensione del califfato verso altri Paesi e sostiene che, "grazie a Dio, i crociati saranno sconfitti". E soprattutto, dimostra che non è stato ucciso: la sua voce serve a smentire le voci che nei giorni scorsi lo davano per morto o quantomeno ferito.

Si tratta di un messaggio di 17 minuti diffuso dal al-Furqan Media Foundation dell'Isis, la cui attendibilità non è stata al momento dimostrata, ma che viene dato per autentico da Site, l'autorevole sito americano di monitoraggio dell'estremismo islamico sul web. Il presunto Baghdadi appare dunque più battagliero che mai, e le sue parole vengono peraltro diffuse proprio mentre alti funzionari dell'amministrazione Obama, citati in forma anonima dalla Cnn, affermano che il presidente americano ha chiesto al suo team per la sicurezza nazionale di rivedere la strategia Usa in Siria, dopo aver realizzato che l'Isis non può essere sconfitto senza una transizione politica a Damasco e senza la destituzione del presidente siriano Bashar al Assad.

E arriva anche la notizia - che potrebbe avere un impatto non da poco sulla strategia Usa per armare l'opposizione filo-occidentale in Siria - di un'alleanza siglata tra l'Isis e al Qaida per unire le forze contro i nemici comuni siriani: il regime di Assad e i ribelli moderati. Nel messaggio al Baghdadi cita opportunamente avvenimenti verificatisi dopo che si erano diffuse le voci sulla sua morte. Voci che il Pentagono non ha né confermato né smentito, mentre sul web sono persino apparse delle foto del suo presunto cadavere.

In particolare, il leader dell'Isis parla di Obama che la settimana scorsa ha ordinato il dispiegamento di altri 1.500 soldati, perchéi raid aerei "non hanno impedito l'avanzata dello Stato Islamico, né indebolito la sua determinazione". E parla anche di eventi ancor più recenti, come l'impegno di fedeltà allo Stato Islamico da parte del gruppo egiziano Ansar Beit al Maqdis e di altri in Libia, Arabia Saudita, Algeria e Yemen, che risalgono a qualche giorno fa, consentendogli così di annunciare l'espansione del califfato a tali Paesi.

Con i consueti toni apocalittici dei leader radicali islamici, il califfo esorta quindi i mujaheddin a "far eruttare i vulcani della jihad, ovunque", e afferma che "i missili dei crociati non fermeranno la nostra avanzata su Roma".

Non è la prima volta che il califfo minaccia il centro della cristianità. Sulla copertina del numero di ottobre della sua rivista online 'Dabiq' campeggia persino un fotomontaggio in cui la bandiera dell'Isis sventola sull'obelisco di piazza San Pietro, mentre lo scorso settembre il portavoce dello Stato islamico Abu Muhammad al Adnani ha esortato a "conquistare Roma e spezzare le croci, con il permesso di Allah".

Roma di solito viene considerata nei messaggi jihadisti più come simbolo dell'Occidente "crociato", che come luogo fisico, ma certo il messaggio è comunque inquietante. Frattanto, il segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel, in una audizione al Congresso, ha negato che l'amministrazione stia cambiando la sua strategia in Siria e ha affermato che la campagna aerea della coalizione contro l'Isis si intensificherà in futuro, non appena le forze irachene di terra diventeranno più efficaci. Ma ci vorrà tempo. Il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore interforze, ha dal canto suo affermato che "abbiamo bisogno di 80 mila soldati iracheni competenti per ricatturare il territorio perso" in Iraq, e ristabilire quindi la frontiera con la Siria.

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