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Lumengo: condannato per frode elettorale, PS chiede dimissioni

(Keystone-ATS) BIENNE BE – Ricardo Lumengo, consigliere nazionale socialista bernese, è stato oggi riconosciuto colpevole di frode elettorale. Il tribunale di circondario di Bienne (BE) lo ha condannato a una pena pecuniaria di dieci aliquote giornaliere di 180 franchi sospese condizionalmente per due anni. Il PS ha già chiesto le dimissioni immediate, ma l’interessato prende tempo: dapprima ricorrerà.
La frode elettorale si riferisce all’elezione del Gran Consiglio bernese tenutasi nel 2006. Secondo la giudice unica del tribunale di circondario II Bienne-Nidau, Doris Romano, il politico ha compilato personalmente almeno 44 schede elettorali in suo favore. Lumengo, il cui legale André Gossin ha già annunciato ricorso, dovrà pure sostenere le spese processuali di 15’702 franchi. La giudice ha inoltre inflitto al politico una multa di 540 franchi.
La sezione bernese del Partito socialista (PS) ha subito reagito chiedendo le “dimissioni immediate” di Lumengo dal Consiglio nazionale. Stando al PS, indipendentemente dall’esito del ricorso, i fatti stabiliti dal tribunale sono “gravi e non possono essere scusati”. “Risultati elettorali corretti costituiscono la base della nostra democrazia e una manipolazione delle schede elettorali non può essere tollerata”, indica un comunicato diramato pochi minuti dopo la sentenza.
Diversa l’interpretazione politica data alla sentenza dal diretto interessato: “prima di tutto parlo con il mio partito. Penso che le dimissioni non siano di attualità fino a che la sentenza non sarà definitiva”.
Le posizioni dei due interlocutori appaiono inconciliabili. Tanto più che il PS deplora anche il comportamento di Lumengo per i danni che arreca in materia di integrazione degli stranieri. Giunto in Svizzera dall’Angola quale richiedente l’asilo nel 1982, Lumengo ha ricoperto cariche politiche a tutti i livelli: comunale, cantonale e federale. In Consiglio nazionale, dove è il primo deputato di colore della storia svizzera, siede nell’influente Commissione della politica estera (CPE), ma è spesso stato criticato per essere poco presente nel dibattito politico.
Proprio quale membro della CPE, Lumengo in gennaio e febbraio di quest’anno si è recato in Ucraina per verificare il corretto svolgimento dei due turni delle tormentate elezioni presidenziali che videro imporsi Viktor Ianukovich a spese di Iulia Timoshenko.
Oggi in aula il deputato di Bienne ha precisato di aver compilato le schede a suo nome a “titolo d’esempio”: per aiutare persone, soprattutto parenti ed amici immigrati, che non avevano dimestichezza con il sistema di elezione. Ammettendo di aver commesso un “errore”, Lumengo ha precisato di aver scritto anche il nome di altri candidati.
Il procuratore Pascal Flotron, soddisfatto della sentenza, aveva chiesto una pena pecuniaria di dieci aliquote giornaliere di 110 franchi sospesa per tre anni. Per il rappresentante dell’Ufficio dei giudici istruttori del Giura bernese e del Seeland, Lumengo, che è giurista, deve perlomeno aver considerato la possibilità che le schede riempite di suo pugno non rimanessero semplici esempi, ma che potessero essere utilizzate tali e quali dagli elettori.
“Il mio cliente aveva un solo obiettivo, quello di aiutare e spiegare”, ha dal canto suo dichiarato a nome della difesa il legale André Gossin. Questi ha rilevato che su alcuni bollettini incriminati il nome di Lumengo appariva tre volte, il che non è ammesso. Inoltre 42 delle 44 schede si sono rivelate nulle, in particolare perché la carta d’elettore che accompagnava il voto non era firmata. La difesa ha dunque chiesto, invano, l’assoluzione nonché il rimborso da parte dello Stato delle spese processuali.
La giudice unica ha affermato che, per evitare qualsiasi sospetto di frode, sarebbe bastato che invece del suo nome, Lumengo sulle schede di voto avesse semplicemente scritto la parola “esempio” o qualsiasi nome fittizio. La Romano, considerando la situazione economica dell’imputato, ha pure adattato verso l’alto l’aliquota giornaliera.

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