Minareti: la parola ad avvocati e professori
BERNA - All'indomani del voto sui minareti l'attenzione in Svizzera si concentra sulle conseguenze giuridiche del divieto deciso dal popolo.
I Verdi - per bocca del loro presidente Ueli Leuenberger - hanno annunciato che stanno valutando come procedere a livello giuridico per contrastare la proibizione inserita nella Costituzione. Il partito stesso non può avviare una causa, ma è pronto a sostenere i diretti interessati: diversi giuristi di fama hanno già segnalato la loro volontà di aiuto, ha aggiunto Leuenberger. Anche a livello europeo gli ecologisti si sono detti preoccupati e sono pronti a dare il loro sostegno.
Walter Kälin, professore all'Università di Berna ed esperto di diritto internazionale, parte dal presupposto che il divieto sarà impugnato in tribunale. Se le riserve contro la proibizione non saranno accolte da un'istanza svizzera si aprirà la via verso la corte di Strasburgo. E se, a quel punto, i giudici europei accoglieranno il ricorso, la Confederazione avrà tre possibilità: potrà ritirarsi dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), stralciare il divieto dei minareti o ignorare semplicemente la decisione della corte.
Secondo Kälin la prima eventualità è poco probabile, perché "per un paio di minareti in meno la Svizzera non rinuncerà alla CEDU". Se Berna - terza via - decidesse di ignorare la sentenza, sarebbe sottoposta a fortissime pressioni politiche e vedrebbe crollare la sua credibilità. Resta quindi solo la rinuncia al divieto quale via praticabile, a parere del professore.