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MO: bagliori guerra Gaza-Israele, ancora razzi e raid

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 aprile 2011 - 22:53
(Keystone-ATS)

Proietta ormai sinistri bagliori di guerra aperta lo scontro ravvicinato fra Israele e la Striscia di Gaza, roccaforte degli integralisti palestinesi di Hamas, segnato anche oggi - per il terzo giorno di fila - da un fitto scambio di colpi: il più violento e sanguinoso dall'offensiva 'Piombo Fuso' di oltre due anni fa.

L'aviazione israeliana è tornata in azione fin dalla notte, in tandem con l'artiglieria, con nuove ondate di rappresaglie che fanno salire in totale ad almeno 18 (inclusi alcuni elementi di spicco delle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, e della Jihad Islamica, ma pure un bambino di 12 anni e diversi altri civili) il numero dei palestinesi uccisi nelle ultime 48 ore e 70 feriti. Mentre dalla Striscia i miliziani hanno scagliato altre decine di ordigni contro il sud d'Israele, senza riuscire a fare vittime, ma danneggiando un edificio.

Sul fronte palestinese, fra gli ultimi morti e feriti si contano almeno altri 5 esponenti di Hamas, compresi tre capi militari locali: il più noto dei quali, Taizir Abu Snaimah - implicato nella cattura del militare israeliano Ghilad Shalit nel 2006, secondo quanto trapelato a Gaza e poi confermato da fonti israeliane -, ucciso a Rafah da un missile d'aereo.

In Israele, invece, l'ennesima pioggia di razzi Qassam e Grad, e di bombe di mortaio, si è abbattuta su diverse aree del Neghev e della costa a sud di Tel Aviv. Gli allarmi sono risuonati a più riprese ad Ashkelon, a Kiryat Gat, a Ofakim e a Beer Sheva, dove molta gente ha trascorso la notte nei rifugi e le batterie del sistema di difesa 'Iron Domè sono riuscite di nuovo a intercettare in volo alcuni missili. Ma non a impedire l'impatto di circa 50 ordigni (un centinaio da ieri).

Un botta e risposta salito prepotentemente d'intensità dopo l'attacco di giovedì, rivendicato dalle Brigate Qassam, contro uno scuolabus israeliano centrato da un micidiale razzo anti-carro Kornet nel Neghev. E di cui non si vede la fine nelle dichiarazioni delle due parti, malgrado appelli e mezzi annunci di tregua. L'ultima offerta di cessate il fuoco, avanzata dal vertice politico di Hamas, è rimbalzata oggi pomeriggio in Israele. Ma il ministro dell'Istruzione, Ghideon Saar, vicino al premier Benyamin Netanyahu, ha fatto sapere che le forze armate si riservano di "continuare a colpire" fino a quando la minaccia non sarà concretamente revocata e proseguiranno anche "sporadici tiri" contro i cittadini del sud d'Israele.

Da Gaza, dove oggi è stato proclamato lo stato di emergenza generale, i messaggi appaiono del resto ambigui. Un portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha provato in queste ore a ridimensionare la portata dell'attacco al bus, ammettendo l'intenzionalità dell'azione, ma assicurando che gli aggressori non sapevano della presenza di scolari a bordo. Nel contempo ha fatto però sfoggio di toni bellicosi, accusando "il nemico sionista" di aver risposto con nuovi "raid indiscriminati" alla proposta di tregua avanzata due sere fa dal movimento islamico (proposta ignorata peraltro anche dall'ala militante dello stesso Hamas che stasera ha ribadito di non essere disposta a "nessun cessate il fuoco" mentre Israele bombarda) e di aver usato il fosforo bianco (cosa smentita da un portavoce militare). Zuhri ha quindi invocato "una terza intifada" in Cisgiordania (la parte di territorio palestinese rimasta sotto il controllo dei moderati dell'Anp) e una reazione di tutto il mondo arabo di fronte a quella che ha definito "l'aggressione" israeliana.

Di "aggressione israeliana" si parla d'altronde anche nel comunicato con cui la Lega Araba ha annunciato dal Cairo per domani una riunione straordinaria dedicata ai fatti di Gaza. Con un frasario che rispecchia umori popolari forse riemergenti nell'Egitto del dopo-Mubarak: meno pronto del passato, nella percezione israeliana, a tentare oggi una funzione moderatrice su Hamas; e alla ricerca di una stabilizzazione interna ancora incerta, come testimonia il ritorno di fiamma di piazza Tahrir, nella quale i venti di rivolta paiono incrociarsi per la prima volta - è accaduto ieri dinanzi all'ambasciata israeliana - con quelli della tradizionale protesta "anti-sionista".

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