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MO: scontri Spianata moschee, un’ombra sui negoziati

(Keystone-ATS) TEL AVIV – Mentre Israele e ANP si accingono ad annunciare la ripresa di negoziati indiretti sotto auspici americani, una nuova fiammata di violenza è esplosa oggi in uno dei luoghi più critici del conflitto israelo-palestinese: la Spianata delle Moschee di Gerusalemme.
Dopo ore di scontri, poi estesi alla città Vecchia di Gerusalemme, a Hebron, a Ramallah e ad altre località della Cisgiordania, sono giunte dichiarazioni invelenite. Il ministro israeliano della sicurezza interna Yitzhak Aharonovic ha accusato Hamas e i suoi fiancheggiatori del Movimento islamico in Israele di aver scatenato ad arte gli incidenti. Ma il presidente dell’Anp Abu Mazen ne ha subito addossato la responsabilità invece al governo “avventuriero” di Benyamin Netanyahu “che – ha accusato – varca ogni linea rossa e rischia di innescare una guerra di religione”.
Gli incidenti sono iniziati al termine delle preghiere del venerdì, quando i fedeli islamici hanno cominciato a defluire dalla Spianata delle Moschee. Gruppi di dimostranti hanno allora iniziato a lanciare verso la sottostante Spianata del Muro del Pianto una pioggia di pietre e detriti che ha obbligato la polizia a sgomberare migliaia di fedeli ebrei che in quel momento erano assorti in preghiera. In parallelo, unità antisommossa hanno fatto irruzione da più varchi nella Spianata delle Moschee per ridurre all’impotenza i facinorosi palestinesi – alcune decine – che si sono poi asserragliati all’interno della moschea al-Aqsa.
Si è trattato di scontri molto duri. Alcune decine di palestinesi sono rimasti contusi o intossicati dai gas lacrimogeni. In serata si è avuta notizia di due feriti gravi: una anziana donna colpita al volto, e un bambino colpito in altri incidenti a Nebi Saleh, fra Gerusalemme e Ramallah. Una quindicina di agenti israeliani sono rimasti contusi a loro volta. Altri tre hanno necessitato cure mediche in ospedale.
All’origine della nuova fiammata di violenze, secondo i dirigenti palestinesi, vi è la decisione del governo israeliano di includere fra i luoghi del patrimonio ebraico da tutelare anche due santuari che si trovano in Cisgiordania: la Tomba dei Patriarchi di Hebron e la Tomba di Rachele a Betlemme. Due Luoghi sacri sia per l’ebraismo sia per l’Islam.

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