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Revisione assicurazione disoccupazione ingiusta e antisociale, per sinistra e sindacati

(Keystone-ATS) BERNA – La revisione dell’assicurazione contro la disoccupazione è ingiusta e antisociale. I manager, che hanno causato la crisi attuale, incassano nuovamente milioni di bonus, mentre le persone licenziate si ritrovano ad essere ancora una volta penalizzate.
Lo affermano la sinistra e i sindacati illustrando le ragioni che li hanno spinti a lanciare un referendum.
Il progetto approvato dalla maggioranza borghese del Parlamento è assurdo: punisce le vittime della crisi invece dei responsabili, ha sottolineato Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS), in un conferenza stampa a Berna. Le banche, salvate grazie ai miliardi dello stato, ricominciano a fare utili e i dirigenti ricevono premi milionari. “Sono profitti e bonus pagati dai contribuenti!”.
Chi invece risulta penalizzato dalla riduzione delle prestazioni sono i giovani, i lavoratori più anziani e i cantoni con un forte tasso di disoccupazione, come il Ticino. Questa revisione “è una spedizione puntiva” contro di loro, ha tuonato il presidente socialista Christian Levrat. I giovani con una buona formazione, oltre ad avere diritto a meno indennità, saranno obbligati ad accettare qualsiasi lavoro. E le persone con più di 55 anni che si ritrovano senza lavoro e hanno poche possibilità di trovare un nuovo impiego saranno obbligate rivolgersi l’assistenza sociale anche se hanno pagato i contributi per decenni.
Se la revisione venisse accettata le regioni particolarmente colpite dalla disoccupazione inoltre non potranno più chiedere un prolungamento della durata delle indennità come avviene ora. Questa misura, che ha permesso a Ticino, Giura, Neuchâtel, Vaud e il Giura bernese di attenuare le conseguenze più dolorose della crisi, verrebbe infatti abolita.
La riduzione delle prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione non farà certo diminuire il numero di disoccupati e come avrà effetto principale quello di far aumentare il numero di poveri in Svizzera, ha messo in guardia la consigliera nazionale verde, Thérèse Frösch. I disoccupati, senza più mezzi di sostentamento, dovranno rivolgersi all’assistenza sociale e saranno i cantoni e i comuni a doverne assumere i costi. Basilea Città, ad esempio, ha calcolato che una simile misura causerebbe costi supplementari per 6-8 milioni di franchi l’anno. Per questo durante la prima procedura di consultazione i cantoni si erano opposti e speriamo ora che si uniscano alla campagna referendatria, ha aggiunto Frösch.
Questo progetto è solo la continuazione della politica fallimentare del mercato del lavoro neoliberale adottata fin dagli anni ’90 e che ha contribuito solo ad aggravare la crisi, aumentare la disoccupazione e rendere cronico l’indebitamento dell’assicurazione disoccupazione, ha concluso Thomas Näf, presidente col comitato “Disoccupati e persone colpite dalla povertà”.
La revisione infatti non garantisce neppure un finanziamento solido dell’assicurazione disoccupazione, ha spiegato Martin Flügel, presidente di Travail.Suisse. Con i tagli proposti il risanamento durerà 18 anni, un perido troppo lungo che lascia presupporre nuove riduzioni di prestazioni. Aumentando i contributi salariali e introducendo un percento di solidarietà per i redditi elevati, come prevede la legge attuale, i fondi a disposizione per colmare il deficit sarebbero invece maggiori. E “se i manager con salari abusivi pagassero i contributi come la gente che guadagna normalmente, non ci sarebbe nessun buco da colmare”, ha commentato Vania Alleva del sindacato Unia.

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