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Siria: oggi riunione oppositori, ma fronte dissenso diviso

(Keystone-ATS) Prove di “dialogo nazionale” si sono svolte oggi a Damasco durante un’inedita riunione di dissidenti e intellettuali sponsorizzata dallo stesso regime nel tentativo di allentare la pressione della piazza dopo oltre tre mesi di proteste e della conseguente repressione che, secondo attivisti, ha causato finora l’uccisione di 1342 civili e 343 tra militari e agenti di polizia.

Intanto il rais al-Assad ha oggi ricevuto una delegazione del congresso Usa, e il regime ha annunciato che il prossimo 10 luglio si apriranno i lavori dell”‘incontro consultivo”, prima fase dell’annunciato “dialogo nazionale” dove, stando alle assicurazioni delle autorità, si discuterà anche dell’eventuale abolizione della supremazia del partito Baath, al potere da 48 anni.

Alla vigilia dell’inedita conferenza degli oppositori, circa 300 studenti universitari di Aleppo, arrestati nei giorni scorsi dalle forze di sicurezza che ne avevano disperso i ripetuti raduni all’interno del campus, sono comparsi ieri di fronte ai giudici con l’accusa di “atti di vandalismo”, “vilipendio alla figura del presidente della Repubblica” e “incitamento ad azioni contro la sicurezza nazionale”.

Secondo i comitati di coordinamento locale in Siria (Lccs), piattaforma che riunisce gli organizzatori della mobilitazione in corso da metà marzo, si sono svolte anche stanotte fiaccolate e sit-in in quasi tutti gli epicentri delle proteste, persino in quelle regioni dove persiste una massiccia presenza di truppe militari come in quella di Daraa, nell’estremo sud, di Idlib al nord-ovest al confine con la Turchia, di Latakia sulla costa e in quella centrale di Homs.

Michel Kilo, uno dei veterani del fronte del dissenso, più volte in carcere ma comunque presente alla riunione odierna all’Hotel Sheraton (di proprietà di Rami Makhluf, influente cugino del presidente Bashar al-Asad), si è rivolto a una platea di circa 150 persone, tra cui figuravano anche molti “intellettuali” vicini al regime e giornalisti dei mezzi d’informazione ufficiali cooptati per l’occasione: “se si vuole risolvere davvero la crisi bisogna andare al cuore del problema”, ha detto Kilo, affermando senza paura che “bisogna sostituire l’attuale regime con un sistema democratico”.

Più moderati e attenti a non superare le attuali linee rosse imposte dal sistema di potere in carica da quasi mezzo secolo sono stati gli interventi di altri veri dissidenti, come l’alawita Luay Hussein, membro di un’ala illegale del partito comunista siriano e per questo in passato finito in carcere. Secondo Hussein, la conferenza degli oppositori mira “a discutere della possibilità la fine della dittatura e l’avvio di una transizione pacifica e incruenta verso un Paese di libertà, giustizia e uguaglianza”.

Aref Dalila, economista e rispettato dissidente alawita (ovvero della minoranza sciita a cui appartengono la famiglia presidenziale degli al-Assad e i clan alleati al potere), che aveva inizialmente aderito all’iniziativa, ha fatto sapere all’ultimo momento di non voler più partecipare ad un incontro che “potrebbe essere usato dalle autorità mentre proseguono arresti e uccisioni di massa”. Critici anche alcuni oppositori in patria e all’estero.

Dal campo profughi di Yayladagi, nella Turchia meridionale, dove sono allestite alcune delle sei tendopoli che ospitano circa 11.000 siriani fuggiti dalla regione di Idlib, l’attivista Adib Shishakli ha ribadito il “no” del fronte più radicale del dissenso ad ogni dialogo con il “regime criminale”. “La riunione di Damasco è un espediente per il regime per prender tempo e mostrarsi intenzionato alle riforme”, ha detto Shishakli interpellato dal canale panarabo al Jazira.

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