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Svizzera risponde a comitato ONU contro la tortura

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 aprile 2010 - 16:16
(Keystone-ATS)

GINEVRA - La Svizzera ha iniziato a rispondere agli interrogativi dei dieci esperti del comitato ONU contro la tortura. Al centro dei dibattiti - che si prolungheranno sino a lunedì - vi sono in particolare il rinvio degli stranieri, il trattamento delle domande d'asilo, le violenze della polizia e nelle prigioni.
In apertura, il capo della delegazione elvetica nonché vicedirettore dell'Ufficio federale di giustizia (UFG), Bernardo Stadelmann, ha ribadito a nome della Confederazione "la tolleranza zero nei confronti di ogni maltrattamento e tortura".
Dal canto loro, gli avvocati del detenuto morto per asfissia l'11 marzo scorso a Bochuz (VD), Isabelle Coutant-Peyre e Nicolas Mattenberger, hanno indicato oggi al quotidiano romando "Le Matin" di aver scritto ai membri del comitato delle Nazioni Unite per chiedere loro di condannare "i soprusi insopportabili" commessi nel carcere vodese.
Il precedente passaggio della Svizzera davanti al comitato dell'ONU contro la tortura risale al maggio 2005. In virtù della Convenzione delle Nazioni Unite che proibisce la tortura, adottata nel 1984 e ratificata dalla Confederazione nel dicembre 1986, ogni paese deve presentare al comitato ad intervalli regolari un rapporto sull'applicazione del trattato.

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