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Turchia: ancora notte scontri, muore manifestante

Questo contenuto è stato pubblicato il 03 giugno 2013 - 12:19
(Keystone-ATS)

Situazione sempre incandescente in Turchia, dove a una settimana dall'inizio delle proteste di Gezi Park a Istanbul, questa notte è stata di nuovo segnata da duri scontri fra polizia e manifestanti antigovernativi ad Ankara, Smirne e Istanbul.

Uno dei manifestanti feriti gravemente negli scontri degli ultimi giorni, Ethem Sarisuluk, raggiunto da un colpo di pistola alla testa, è in stato di morte cerebrale, ha annunciato il segretario della Fondazione turca per i diritti umani Metin Bakkalci. "I medici hanno dichiarato la sua morte cerebrale" ha dichiarato.

Nonostante l'alta tensione nel paese, il premier Recep Tayyip Erdogan, ha mantenuto una visita ufficiale di tre giorni nel Maghreb e ha lasciato Istanbul a fine mattinata, dopo avere lanciato un appello alla calma. Erdogan ha anche accusato il movimento di protesta di avere "collegamenti esteri" e di essere organizzato da "gruppi estremisti".

Nella notte migliaia di manifestanti hanno cercato di avvicinarsi agli uffici di Erdogan a Istanbul e Ankara. Sono stati caricati dalle forze anti-sommossa, che hanno usato anche gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. A Smirne i manifestanti hanno attaccato la sede del partito islamico Akp del premier lanciando bottiglie incendiarie. Anche nella terza città del paese ci sono stati duri scontri con la polizia.

Questa mattina è tornata una calma precaria. Ma i manifestanti prevedono di autoconvocarsi nel pomeriggio. I duri scontri degli ultimi tre giorni e la situazione di alta tensione nel paese hanno fatto registrato un forte calo della borsa di Istanbul, a -6,43% alla riapertura questa mattina, e della lira turca, scesa al livello più basso da un anno e mezzo rispetto al dollaro.

Sulle reti sociali continuano a circolare foto e video sulla feroce repressione da parte della polizia turca della protesta negli ultimi giorni. I manifestanti, che chiedono le dimissioni del premier, denunciano la 'censurà esercitata nei confronti del movimento di protesta da parte delle principali tv turche, che accusano di obbedire alle direttive del governo, e affermano che i collegamenti con internet spesso vengono interrotti nelle aree in cui l'uso eccessivo della forza contro i manifestanti è stato criticato dalla stampa internazionale e da molte capitali estere. Secondo Amnesty International cinque delle centinaia di feriti sono in pericolo di vita.

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