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USA: finto prete regala opere false a musei

(Keystone-ATS) NEW YORK – Un falsario, che dice di essere un prete gesuita, per circa vent’anni avrebbe beffato almeno una trentina di musei americani regalando loro copie di quadri famosi identiche agli originali, spacciandole per vere e ottenendo la “ratifica” di autenticità dagli esperti dei rispettivi musei.
Le opere sono state esposte per anni come autentiche, e solo oggi sta emergendo che si trattava di falsi. A denunciare la vicenda, all’inglese Guardian, è stato il direttore del Cincinnati Art Museum, Matthew Leininger, che sul misterioso falsario-gesuita ha raccolto un dossier.
L’uomo, di cui non sono rivelate le generalità (vere o presunte che siano), abitualmente si presenta ai musei sostenendo di voler fare una donazione. Ha un quadro famoso e lo vuole lasciare in dono al museo della tal città, perché – dice – di quella città era originaria sua madre, o suo padre, o c’è una qualche ragione famigliare per lui particolarmente importante.
Con questa motivazione il falsario – che si presenta come un sacerdote gesuita – bussò nel 1987 alla porta del museo di Oklahoma City. Offrì una “marina” firmata da Paul Signac. Stando a quanto riportato nel dossier del direttore Leininger, quel “Signac” era tanto perfetto quanto perfettamente falso. Il donatore non chiese niente in cambio, gli bastava sapere che quel quadro era esposto lì perché della città era originaria sua madre.
La storia si è ripetuta a Memphis, in Tennessee, dove per anni è stato esposto, in buona fede, un Signac a sua volta perfettamente falso (l’originale si trova infatti all’Hermitage di San Pietroburgo, in Russia). Recentemente, poi, il falsario ha donato un’opera all’Hilliard University Art Museum della University of Louisiana.
Il direttore del museo, Mark Tullos jr, ha avuto qualche dubbio che quel dipinto dell’impressionista americano Charles Courtney Curran fosse autentico. Lo ha fatto controllare meglio ed è emersa la verità. “Siamo stato contatti da un uomo che diceva di essere un prete – ha ammesso Tullos – e abbiamo riferito la cosa alle autorità federali”. “Sono convinto – ha aggiunto – che ce ne siano ancora molti altri là fuori”.

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