USA: riforma sanitaria, privati "no profit" e non "public option"
WASHINGTON - Possibile svolta al Senato degli Stati Uniti nel dibattito in corso sulla riforma sanitaria: nella notte su mercoledì un gruppo di senatori democratici liberal e un gruppo di democratici moderati hanno raggiunto un accordo su una proposta di compromesso. Secondo il leader di maggioranza Harry Reid (Nevada), essa Potrebbe sgombrare la strada al voto finale, anche se c'è chi dice no.
Secondo indiscrezioni, il "largo consenso" raggiunto sarebbe in questi termini: la cosiddetta "public option" (la proposta di introdurre nel mercato assicurativo sanitario una cassa pubblica) verrebbe rimpiazzata da un programma nazionale "no profit" elaborato dalle compagnie private, le quali dovrebbero però negoziare le loro polizze con l'Office of Personnel Management (OPM).
L'OPM è un'agenzia indipendente che fa capo al governo e che sovrintende alla trasparenza nell'applicazione delle norme amministrative. L'OPM è considerato a tutti gli effetti un organismo dello Stato e sarebbe questo l'elemento "pubblico" della proposta: il suo coinvolgimento da un lato andrebbe incontro alle richieste dei senatori più 'liberal', dall'altro accontenterebbe quelli moderati (vicini alle lobbies assicurative) e vedono rischi di statalizzazione del sistema.
Uno dei punti-chiave del compromesso prevede poi una modifica delle attuali norme che regolano il Medicare, il sistema di assistenza agli anziani. Attualmente il Medicare, che è gestito dallo Stato, è riservato a coloro che hanno più di 65 anni di età. La proposta di compromesso prevede che possano accedere al sistema anche coloro che hanno tra i 55 e i 64 anni, a patto che si comprino le relative polizze. Anche questo è visto come elemento di presenza "pubblica" ulteriore ma non eccessiva.
Il compromesso è stato raggiunto dopo una decina di giorni di trattative intensissime tra cinque senatori liberal e cinque moderati rappresentativi delle due correnti principali del Senato. Questo non significa che la proposta accolga il consenso di tutti i 58 democratici presenti in Senato.