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Votazioni 22 settembre: due "sì" e un "no" da parte del PBD

Questo contenuto è stato pubblicato il 31 agosto 2013 - 16:03
(Keystone-ATS)

"Sì" alla modifica della legge sul lavoro, "sì" alla legge sulle malattie trasmissibili e "no" all'iniziativa che propone l'abolizione del servizio militare obbligatorio: sono queste le raccomandazioni di voto espresse dal Partito borghese democratico, riunito in assemblea a Frauenfeld, in vista delle votazioni federali del 22 settembre.

La revisione della legge sul lavoro, che liberalizza gli orari di apertura dei negozi annessi alle stazioni di servizio, è stata approvata con 107 voti contro 5 e un'astensione.

L'iniziativa promossa dal Gruppo per una Svizzera senza esercito è stata respinta con 112 voti contro 1 e un'astensione. Quanto alla legge sulle epidemie i delegati si sono limitati a prendere atto dell'indicazione favorevole espressa dal comitato del partito.

Il partito della consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf ha anche espresso parere negativo in merito all'iniziativa della Gioventù socialista "1:12 - Per salari equi", sottoposta a votazione il 24 novembre: 111 i voti contrari, un solo favorevole e due astenuti. Con 88 voti contro 15 e tre astensioni si è invece detto a favore dell'aumento del prezzo del bollo autostradale da 40 a 100 franchi.

Durante il suo discorso davanti ai 114 delegati, Eveline Widmer-Schlumpf ha affermato che non bisogna scandalizzarsi o vittimizzarsi ogni qualvolta giunga una critica dall'estero. La Svizzera deve cercare alleati, cosa che ha sempre fatto e ha avuto successo, ha spiegato la responsabile del Dipartimento federale delle finanze. La Svizzera e la sua cultura della politica godono di grande rispetto all'estero; non dappertutto - ha ammesso - ma in ogni caso tra gli alleati.

Secondo la la consigliera federale retica la Svizzera deve partecipare, discutere e negoziare a livello internazionale, anche per la generazione più giovane del paese. L'accordo firmato l'altroieri con gli Stati Uniti ad esempio è una soluzione che permette di lasciarsi alle spalle il passato e di cui fra qualche anno, si spera, si potrà dire che si è trattato di una buona soluzione.

Da parte sua il presidente del PBD Martin Landolt ha sostenuto che vi sono temi che mettono a dura prova i rapporti tra la Svizzera e l'Unione europea. In questi casi bisogna giudicare in maniera oggettiva e obiettiva e non farsi prendere dalle emozioni.

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