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UBS, il cammino è ancora lungo e difficile

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La stampa elvetica commenta con preoccupazione e scetticismo i risultati di UBS nel primo trimestre del 2009, la perdita di 8'700 posti di lavoro e i correttivi proposti dalla banca.

Nella sua analisi, il Tages Anzeiger parla di «chiara ripartizione dei compiti in seno alla banca: il nuovo presidente della direzione Oswald Grübel si occupa del “lavoro sporco” – ridurre i costi, sopprimere i posti di lavoro – mentre all’ex ministro delle finanze Kaspar Villiger spetta il difficile incarico di ristabilire la fiducia».

A questo proposito, il quotidiano rileva come ristabilire la fiducia significhi rompere con il passato, che ha portato UBS a diventare sinonimo di cattiva gestione e di condotta irresponsabile. Secondo il Tages Anzeiger, nell’assemblea di mercoledì Villiger ha fatto però l’esatto contrario, ripetendo vecchie giustificazioni e fallendo nell’intento di iniziare un nuovo corso con propositi diversi: «Sembrava che sul podio vi fosse ancora Marcel Ospel».

Fatti, non parole

La Neue Zürcher Zeitung definisce «inquietante» la situazione per una banca che beneficia di garanzie statali. Il quotidiano sottolinea inoltre come, oltre a dover fare i conti con le proprie difficoltà finanziarie in un mercato sempre più instabile, la banca non abbia ancora risolto le controversie legali con il fisco americano. Secondo il quotidiano zurighese, infatti, il futuro prossimo di UBS dipenderà in larga misura dal tipo e della durata dell’accordo che l’istituto riuscirà a trovare con l’erario statunitense.

Dal canto suo, il Bund ironizza, evidenziando che «UBS ha dato prova di costanza, terminando in perdita sei degli ultimi sette trimestri». Nella sua analisi, il quotidiano bernese esprime scarsa fiducia nel futuro: «I patrimoni gestiti così come la richiesta di prodotti finanziari sono diminuiti, i problemi con il fisco statunitense peseranno ancora per parecchio tempo e l’indebolimento del segreto bancario farà calare ulteriormente i ricavi». Secondo il giornale, «a lungo termine la fiducia potrà essere ristabilita non i proclami, ma soltanto con risultati raggiunti grazie un lavoro costante, trimestre dopo trimestre».

Futuro a tinte fosche

Il quotidiano francofono La Liberté afferma che, nonostante si cerchi di far passare il messaggio contrario, «UBS continua ad avanzare nel buio». Il nuovo timoniere Oswald Grübel – ricorda l’articolista – ha d’altronde annunciato alle sue truppe soltanto un futuro di lacrime e sangue.

Esprimendo rammarico per i dipendenti che dovranno essere licenziati, il commentatore rileva che non è comunque possibile biasimare i detentori di conti che hanno deciso di abbandonare UBS: «Come si possono mettere in pericolo i risparmi di una vita scommettendo sul futuro di una banca?».

Sempre secondo La Liberté, nemmeno Kaspar Villiger è in grado di fornire riposte convincenti: «Egli si limita a ripetere che UBS ritroverà gli antichi splendori. A meno che ci nasconda qualcosa, tanta sicurezza lascia basiti». Il quotidiano friburghese menziona infine alcuni possibili scenari: nazionalizzazione, fusione con il Credit Suisse, vendita a un gruppo straniero o scorporo dell’azienda.

La Tribune de Genève constata che «gli impiegati di UBS pagano a caro prezzo gli abusi e gli intollerabili eccessi dell’era Ospel». «Alla megalomania di Ospel, seguita dall’inerzia di Peter Kurer, il nuovo tandem Villiger-Grübel risponde con la ferma determinazione a riportare la banca sui binari giusti».

Ciononostante, osserva il commentatore, «anche se l’era Ospel è alle spalle, le promesse non contano nulla: soltanto i risultati diranno se Villiger e Grübel saranno ricordati come i salvatori di UBS o come i suoi becchini».

24 Heures ricorda – con l’aiuto di un grafico – che in seguito ai tagli di personale UBS tornerà agli effettivi del 2004: 67’500 impiegati, aumentati poi fino agli 83’500 del 2007 in pochi anni d’euforia.

A pagare sono i soliti

Secondo La Regione, quella avviata – comunque in ritardo – è una cura per «avere una banca più piccola, focalizzata sulla gestione patrimoniale e in particolare sulle attività operative in Svizzera. Insomma, una banca meno internazionale, come da più parti auspicato, di nuovo ancorata al territorio. In una parola meno americana, se è vero che proprio negli Stati Uniti tutto ebbe inizio: dai famigerati mutui subprime che hanno intossicato i bilanci bancari di mezzo mondo, alle pressioni sul segreto bancario».

«L’era Grübel […] sarà estremamente dolorosa per chi lavora all’UBS. Sarà un’era “socialmente poco sostenibile”, per usare un termine che va di moda oggi, ma probabilmente efficace», scrive il Corriere del Ticino.

Secondo il quotidiano ticinese, «Per il nuovo direttore generale l’equazione è chiara: ricavi in calo, posizioni in portafoglio ancora ad alto rischio e costi fermi, condurranno ineluttabilmente l’azienda al fallimento. Non potendo incidere a corto termine sulle prime due voci, l’intervento dovrà essere fatto a scapito della terza, vale a dire i costi, tra i quali fanno bella mostra di sé gli impieghi».

«Come succede spesso in queste situazioni – continua l’articolista – sono in molti ad essere chiamati a pagare per gli errori di pochi, accomiatati dall’istituto con bonus milionari. Nel caso di UBS, poi, a rimediare agli errori compiuti di là dell’Oceano sono anche coloro che lavorano assiduamente e senza colpe nel “ridotto” svizzero».

Il Corriere conclude con un’amara considerazione: «Con i 2 miliardi di franchi di bonus distribuiti all’inizio dell’anno si potevano preservare 1’500 impieghi a 80 mila franchi l’anno per 17 anni».

swissinfo, Andrea Clementi

Nel primo trimestre del 2009, UBS ha realizzato una perdita di quasi 2 miliardi di franchi. Un risultato che si spiega anche con il contributo negativo pari a un totale di circa 3,9 miliardi causato dalle perdite subite su posizioni a rischio illiquide già note.

La banca ha inoltre comunicato l’intenzione di sopprimere 8’700 impieghi entro il 2010. In Svizzera verranno tagliati 2’500 posti di lavoro, di cui 1’200- 1’500 tramite licenziamenti.

L’assemblea generale ha eletto il nuovo presidente del consiglio d’amministrazione, l’ex consigliere federale Kaspar Villiger, 68 anni, con il 97,5% dei voti. L’ex ministro delle finanze rinuncia a tutti i bonus e alle componenti variabili del salario. Guadagnerà 850’000 franchi l’anno.

Gli azionisti hanno inoltre eletto nel Cda tre altri nuovi membri: Michel Demaré (responsabile delle finanze del gruppo industriale ABB), Ann Godbehere (ex direttrice finanze della banca Northern Rock e del riassicuratore Swiss Re) e Axel Lehmann (responsabile gestione rischi della compagna Zurich).

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