Usa: addio Elliott Carter, grande e longevo compositore
(Keystone-ATS) Addio a uno dei grandi della musica americana contemporanea: Elliott Carter è morto nel suo appartamento di Greenwich Village a New York all’età di 103 anni. Due Pulitzer, la Medaglia Nazionale per le Arti, Carter era celebre per aver composto brani musicali estremamente complessi: nel 2002 il “New York Times” definì i suoi cinque quartetti per archi “i più difficili mai concepiti”.
Attivo fino all’ultimo nonostante l’estrema longevità, il 25 ottobre Gustavo Dudamel aveva diretto alla Scala la prima della sua ultima composizione: “Dialogues II”, licenziata in agosto dalla penna del compositore. “Questa era musica che veniva direttamente dall’anima. Ora piangiamo per la sua perdita ma quanto da lui creato resterà in eterno”, ha commentato il direttore della Los Angeles Philarmonic.
Discepolo del modernista americano Charles Ives e il terzo delle “tre C” della musica americana del ventesimo secolo (gli altri erano i suoi contemporanei Aaron Copland e John Cage), Carter aveva ammesso che le sue composizioni potevano sembrare impervie ad ascoltatori ignari degli ultimi sviluppi musicali dell’ultimo secolo e perfino qualche musicista trovava le sue costruzioni troppo difficili da afferrare senza uno studio intensivo.
Elliott Cook Carter era nato a New York, figlio di un mercante di pizzi che gli aveva fatto studiare da piccolo il pianoforte. Il repertorio classico non lo aveva mai interessato ma con il modernismo degli anni Venti per il giovane Carter era stato un colpo di fulmine. La sua era “musica che chiede di essere ascoltata con concentrazione e con molta attenzione”, che “non produce un effetto teatrale ma i suoni creano in chi ascolta un nuovo significato”, aveva spiegato il compositore in una intervista del 1992.
Tra i suoi lavori più recenti l’opera in un atto “WhatNext?” (1999), l’unica opera lirica di una lunga vita su libretto del critico britannico Paul Griffith, “Cello Concerto” (2002), “Dialogues”, per pianoforte e orchestra (2003), e “Interventions” (2008).