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Crisi a Dubai: quali effetti per la Svizzera?

Dubai Keystone

In seguito alla scoperta dell'abisso finanziario che rischia di compromettere l'emirato, la piazza finanziaria elvetica valuta le conseguenze di questa nuova crisi finanziaria.

Poco tempo dopo l’inaugurazione della metropolitana di Dubai – il più esteso sistema di trasporto automatico senza autista del pianeta – e qualche settimana prima dell’apertura del più grande grattacielo del pianeta, il Burj Dubai, la città-Stato del Golfo vede i suoi sogni trasformarsi in incubi.

L’annuncio, più di una settimana or sono, della richiesta di una moratoria presentata dal governo di Dubai per far fronte al debito di 59 miliardi di dollari aveva provocato un’ondata di paura sui mercati, segnatamente quelli asiatici. In questo contesto, alcuni analisti finanziari svizzeri rivelano di avere avvertito i loro clienti del possibile pericolo già nel corso della primavera.

Segnali precoci

«A quel momento, la situazione era già molto chiara. Le aziende edili non pagavano più le loro fatture, e i conglomerati statali cominciavano a liquidare importanti riserve di valori. Gli investitori hanno dunque incominciato a cercare soluzioni alternative», spiega Mike Bär, fondatore della società finanziaria Baer Capital, che dispone di una filiale a Dubai.

Agnès Arlandis, responsabile del settore “paesi emergenti” presso la banca HSBC di Ginevra ha confermato questa circostanza in un’intervista radiofonica: «Nel mese di marzo, il settore immobiliare accusava già un calo del 30%, mentre ora siamo al 50%!». A suo parere, la situazione attuale non è dunque affatto sorprendente.

Arlanlis ricorda inoltre che Dubai resiste grazie all’aiuto finanziario dell’emirato vicino Abu Dhabi. «Dieci miliardi di dollari sono già stati iniettati a inizio anno, e altri 5 miliardi lo scorso 25 novembre». Risultato: attualmente, il debito del paese ammonterebbe – visto che l’emirato non fornisce dati ufficiali – a circa 90 miliardi di dollari, ossia più del 100% del Prodotto interno lordo.

Varie cause

All’origine della voragine finanziaria vi sono in particolare il conglomerato statale Dubai World – circa 25 miliardi di dollari – e il gigante del settore immobiliare Nakheel, con perdite dell’ordine di 3,5 miliardi.

Infatti, per velocizzare e potenziare lo sviluppo dell’emirato, lo sceicco Maktoum bin Rashid Al Maktum ha voluto puntare sulla finanza, sul settore immobiliare e sul turismo di lusso, creando per esempio gli alberghi a sette stelle.

Secondo Didier Cossin, professore all’Institute for management development (IMD) di Losanna, «le spese infrastrutturali sono state straordinarie. La crisi reale avrà un impatto oltre i confini della regione, estendendosi verso il subcontinente».

Meglio del previsto

Dopo il panico iniziale, gli istituti bancari internazionali – segnatamente quelli elvetici – hanno valutato l’entità dei prestiti concessi a Dubai, constatando che i danni dovrebbe essere in definitiva piuttosto limitati.

Complessivamente, i capitali svizzeri investiti sul posto ammonterebbero circa a 4,6 miliardi, ossia un decimo delle somme impiegate nell’emirato dalle banche britanniche. Dal canto loro, UBS e Credit suisse hanno rapidamente sottolineato che i rischi di un mancato pagamento possono essere considerati trascurabili.

Ciononostante, secondo Mike Bär «le aziende immobiliari elvetiche subiranno conseguenze». Tra queste ultime, Holcim, Sika e Geberit hanno comunque già comunicato che la loro cifra d’affari a Dubai è marginale.

La musica cambia?

In futuro, la crisi di Dubai potrebbe anche condurre a un inasprimento legislativo: «A partire dalla primavera, il permesso di soggiorno degli investitori immobiliari stranieri è stato rinnovato soltanto per un periodo di tre mesi, mentre in passato esso era prolungato per diversi anni».

Chi vive e si reca regolarmente a Dubai teme dunque che lo stile di vita all’occidentale diventi presto un lontano ricordo. Secondo Didier Cossin, vi potrebbe essere un cambiamento strategico: «Se il corso del petrolio resterà a livelli elevati, la regione non avrà problemi ad assorbire la crisi di Dubai, ma ciò potrebbe spostare i centri di potere in quell’area».

Nicole della Pietra, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Gli Emirati arabi uniti rappresentano il principale partner commerciale della Svizzera nel Vicino Oriente. Alla fine degli anni Ottanta i due Stati hanno concluso un accordo sulla protezione degli investimenti e sul trasporto aereo e negli ultimi anni hanno intensificato i contatti. Nel 2005 la Svizzera ha aperto a Dubai, accanto al suo consolato generale, uno Swiss Business Hub.

Nel mese di maggio del 2009, a Ras Al Khaimah – nel nord degli Emirati Arabi Uniti – è stata posata la prima pietra del futuro campus locale del Politecnico federale di Losanna. Inoltre, parecchi aziende svizzere partecipano alla realizzazione di Masdar, la futuristica area ecosostenibile che sarà costruita nei pressi della città di Abu Dhabi

Nel 2008, le esportazioni svizzere verso gli Emirati arabi uniti ammontavano a circa 2,3 miliardi (+46% rispetto al 2007); le importazioni a 350 milioni (+63% rispetto al 2007). Nel 2008, circa 1’800 cittadini elvetici risiedevano negli Emirati.

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