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I greci in Svizzera preoccupati per la crisi

La comunità greca in Svizzera è molto attaccata alla sue radici grgb.ch

La crisi economica e sociale nella quale è sprofondata la Grecia tocca da vicino anche la comunità ellenica stabilita in Svizzera, che guarda con sgomento a quanto sta succedendo in patria.

Le misure d’austerità accettate una settimana fa dal parlamento greco per soddisfare le richieste del Fondo monetario internazionale e dell’Unione Europea, contestate con violenza ad Atene, hanno trovato ampia eco anche tra la comunità greca in Svizzera.

Le relazioni che molti espatriati intrattengono con il loro Stato d’origine sono ancora molto forti e per questa ragione la diaspora segue da vicino gli eventi, afferma Achille Paparsenos, della missione permanente della Grecia presso l’ONU a Ginevra.

«La democrazia è nata in Grecia e ai greci piace dibattere e sono ancora molto attaccati alla loro terra d’origine. Molti di loro rientrano in patria in maniera regolare e sono sempre molto interessati a quanto accade», spiega Paparsenos.

Responsabilità condivise

Capo economista presso la Banca cantonale di Zurigo, Anastassios Frangulidis è sicuramente uno degli espatriati greci più qualificati per parlare della situazione in cui versa il suo paese. Secondo Frangulidis, dare la colpa unicamente al governo è troppo semplice.

«Tutta la società ha una parte di responsabilità. Negli ultimi 30 anni il potere non è stato nelle mani di un unico governo. In un sistema democratico, la popolazione ha il governo che si merita», afferma Frangulidis.

I problemi attuali sono il risultato di un periodo durante il quale i greci hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità. «Anno dopo anno ciò ha provocato un aumento del deficit, per coprire il quale si è fatto ricorso ai fondi provenienti dall’estero, a tassi d’interesse molto bassi, fino alla crisi economica del 2008/2009», aggiunge l’economista.

Riuscendo a far passare – seppur di stretta misura – il doloroso pacchetto di misure d’austerità, il governo greco ha guadagnato un po’ di tempo. «Nei prossimi mesi la Grecia sopravvivrà e non sarà in bancarotta quest’estate. I problemi però rimangono. L’accordo con l’UE e l’FMI fa sì che i greci dovranno rimboccarsi le maniche», osserva Frangulidis.

Anche se da ormai 20 anni vive all’estero, Frangulidis è rattristato per la situazione in cui versa il suo paese e ritiene «comprensibile» l’ira dei dimostranti. «Per me la crisi greca non è solo una questione di cifre. Conosco la gente e vedo i problemi ai quali è confrontata», afferma.

Stretti legami

Theocharis Nastos, dell’associazione greca epirota svizzera, vive nella Confederazione dal 1972, ma continua a seguire con attenzione l’attualità del suo paese. Nastos, vedendo alcuni membri della sua famiglia in difficoltà finanziarie, punta il dito soprattutto contro il governo.

«Ho costruito una casa in Grecia e ho ancora molti legami con la mia regione d’origine, al pari di numerosi miei compatrioti che vivono qui a Zurigo. La crisi è un tema che ci tocca da vicino. Mio fratello, ad esempio, ha dovuto chiudere il suo negozio di scarpe».

L’associazione conta 120 membri, originari dell’Epiro, regione della Grecia nord-occidentale. Oltre ad organizzare feste culturali e religiose, offre ai giovani la possibilità di seguire corsi di lingua o di danza tradizionale.

La comunità ellenica svizzera (6’700 persone a fine 2009) è molto attiva e ben organizzata, con circa 40 club e associazioni, stando a quanto indicato dall’ambasciata di Grecia a Berna. La maggior parte degli espatriati vive a Zurigo. Importanti comunità sono presenti anche a Ginevra e Losanna.

«Un significativo gruppo di emigranti greci è arrivato in Svizzera negli anni ’60 ed oggi molti, tra cui diverse persone che fanno parte della terza generazione, occupano posizioni di rilievo in società svizzere», afferma una dipendente dell’ambasciata, che preferisce non menzionare il suo nome.

«Vi sono molti avvocati, dottori e scienziati; solo al Cern di Ginevra lavorano 17 scienziati greci. Vi sono anche politici di origine greca, come ad esempio Josef Zisyadis, nonché persone importanti nei settori del commercio e della finanzia», aggiunge.

Nuova ondata migratoria?

Come molti altri emigranti, Athanasios Komninos non pensava di rimanere a lungo in Svizzera. Inizialmente, la sua idea era di venire per un anno per imparare il tedesco ed aumentare così le sue possibilità di lavorare nel settore turistico una volta rientrato a casa.

Venticinque anni dopo è ancora in Svizzera, a Berna per la precisione, dove gestisce un ristorante greco. «A casa» ritorna due volte all’anno, ma non ha più l’intenzione di viverci definitivamente.

«Sono venuto qui di mia spontanea volontà e in Svizzera ormai mi sento altrettanto bene che in Grecia, se non addirittura di più».

Athanasios Komninos è piuttosto pessimista in merito alla crisi che sta attraversando il suo paese. «È una crisi grave e lo diventerà ancor di più. Molte persone cercheranno sicuramente di lasciare la Grecia, ma dove andranno? Andranno in posti dove vi sono già molti greci, come la Germania e l’Olanda».

Per la Svizzera il numero di richieste non ha registrato nessun cambiamento significativo, stando a quanto indica l’ambasciata. «La Svizzera è sempre una meta dove stabilirsi. Non vi è però nessun aumento del numero di persone che chiede informazioni per emigrare nella Confederazione».

I ministri delle finanze della zona euro hanno approvato sabato la quinta tranche di aiuti alla Grecia (8,7 miliardi dall’UE e 3,3 miliardi dal Fondo monetario internazionale), che sarà sbloccata entro il 15 luglio.

L’aiuto fa parte del piano da 110 miliardi di euro di prestito su tre anni, accordato nel maggio 2010. L’assegnazione della nuova tranche è stata resa possibile dopo l’approvazione da parte del parlamento greco delle misure di austerità e delle norme per delle riforme. Questi provvedimenti prevedono tagli della spesa pubblica per 28 miliardi di euro per il periodo 2012-2015 e 50 miliardi di privatizzazioni.

Per protestare contro le misure d’austerità, decine di migliaia di persone hanno manifestato ad Atene. Nelle dimostrazioni sono rimaste ferite circa 500 persone.

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