Borsa svizzera nel 2001: il peggiore da un decennio

I mercati hanno risentito degli attentati dell'11 settembre, ma soprattutto del passaggio degli Stati Uniti ad una fase di recessione.
Pochissimi titoli sono riusciti a progredire, mentre diversi investitori hanno visto praticamente azzerare il valore di numerose azioni.
Su’arco dell’anno lo Swiss Market Index (SMI) ha perso il 21,77 %, chiudendo venerdì scorso a 6364,6 punti. Un calo da considerare comuque contenuto rispetto ai punti abissali raggiunti dopo il crollo delle Torri Gemelle: nel suo punto più basso, il 21 settembre, l’SMI era a 5110,2 punti, un livello mai più toccato dal 20 maggio 1997.
E sì che l’anno era cominciato bene: il 3 gennaio, primo giorno di scambi, l’indice veleggiava ancora sui 8118,9 punti. Dopo una buona tenuta sino a metà febbraio, una prima serie di ribassi l’ha portato a 6574 punti il 22 marzo, quando in una sola giornata il listino perse 5,6 %. In seguito il movimento di discesa è proseguito, ma abbastanza lentamente, per tutta l’estate. Poi è arrivato l’11 settembre e il crollo.
La ripresa di ottobre è stata fragilissima, sostenuta oltretutto dalle enormi liquidità sbloccate dalle grandi banche centrali, che hanno proceduto a un taglio di tassi dietro l’altro. Ciò nonostante diversi portafogli azionari sono stati venduti.
Valori difensivi
La buona resistenza della borsa svizzera ad inizio anno si spiega in gran parte con l’attrattiva dei valori difensivi: molti investitori hanno pensato di poter così superare il momento difficile, nessuno si aspettava una contrazione come quella che si è poi verificata. Tanto più che le grandi banche come UBS e Credit Suisse erano ottimiste, e sostenevano che l’Europa sarebbe riuscita a resistere alla tempesta americana e magari rilanciare l’economia USA.
Occorre peraltro aggiungere che anche le imprese non erano molto trasparenti. Il gigante delle telecomunicazioni Cisco assicurava ancora all’inizio dell’anno che sarebbe riuscito a raggiungere i suoi obiettivi finanziari. Anche nelle società svizzere ha imperato a lungo l’ottimismo.
Scendendo in dettaglio sui singoli titoli, solo tre azioni che fanno parte delle 27 comprese nell’SMI (erano ancora 28 all’inizio dell’anno, con Swissair) hanno registratto una progressione: si tratta di Givaudan (18 %), Lonza (14,3 %) e Swisscom (11,4 %). La performance peggiore è invece stata subita dai due grandi gruppi industriali Sulzer (- 76,1 %) e ABB (- 60,7 %).
L’intero listino dei valori guida ha subito forti perdite, solo i bancari sono riusciti in qualche modo a tenere: l’azione l’UBS è calata del 4 %, quella del Credit Suisse Group del 6,7 %. Particolarmente sotto pressione Zurich Financial Services (-60,2 %) e Rentenanstalt (-46,1 %). Swiss Re (toccata dagli attentati) se la cava con un ribasso del 13,8 %.
Il titolo Swissair annientato
Uscendo dalle blue chips, si segnalano la discesa agli inferi di Swissair, che ha lasciato sul terreno il 99,1 , di Gretag Imaging (-95,4 %) o di Sulzer Medica (- 84,5 %). I titoli in progressione chiudono con rialzi modestissimi: fanno eccezione Logitech (+ 57,9 %) e la Compagnie Financière Tradition (+ 68,5 %).
Nel nuovo mercato (SWX New Market) un solo titolo ha chiuso al rialzo: Biomarin (+ 35,5 %). Per tutti gli altri i cali sono a due cifre, per alcuni anche oltre il 90 %, per esempio 4M (90,2 %), e- centives (94 %) e Think Tools (91,2 %).
Il futuro appare comuque roseo, e non è una battuta. Gli analisti fanno infatti notare che storicamente dopo la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno subito recessioni forti, ma di corta durata. La ripresa dell’economia americana è attesa per il secondo trimestre 2002. Diffile però dire quanto sia reale questo ottimismo, considerato che il settore borsistico vive di acquisti, non di vendite. Per forza di cose i consumatori vengono quindi spinti alla fiducia, ricordava l’ultimo numero del «Beobachter», quindicinale attento agli interessi dei piccoli risparmiatori.
swissinfo e agenzie

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