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Lista nera: la Svizzera riprende fiato

Keystone

La Svizzera non finirà sulla lista nera dell'OCSE. Ne è convinto il ministro svizzero Hans-Rudolf Merz che a Londra ha ottenuto precise garanzie dal premier Gordon Brown.

È stata senza dubbio una missione politica impegnativa quella del ministro Hans-Rudolf Merz a Londra, chiamato a difendere la decisione del governo svizzero di rinunciare, a livello internazionale, alla distinzione tra frode ed evasione fiscale.

A margine della riunione del G20, Hans-Rudolf Merz ha incontrato sabato il premier britannico Gordon Brown, dal quale ha ricevuto precise garanzie. «Gordon Brown ha dimostrato grande comprensione per la Svizzera», ha dichiarato Hans-Rudolf Merz. «Ha capito che per il nostro paese sarebbe problematico finire sulla lista nera (…) e sono convinto che ci darà tutto l’appoggio necessario. Questo me l’ha ribadito in modo molto chiaro».

Esclusa dal vertice dei ministri dell’economia e delle finanze del G20, la Svizzera ha comunque potuto inviare una delegazione in Gran Bretagna – presieduta dallo stesso Merz – per partecipare alla riunione informale del Comitato dei ministri del Fondo monetario internazionale.

Una presenza collaterale che non ha tuttavia soddisfatto pienamente la Svizzera, intenzionata a partecipare più attivamente ai lavori del G20, perlomeno a livello tecnico. Merz ha precisato come la piazza finanziaria elvetica abbia sufficienti risorse, esperienza e personalità per ritagliarsi un posto nelle attività del G20.

La Svizzera critica l’OCSE

Dall’incontro con Gordon Brown, il ministro dell’economia esce dunque piuttosto sollevato anche se lo spettro della lista nera non sembra del tutto svanito. Preoccupa, infatti, la strategia portata avanti dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (OCSE) che il 5 marzo, su richiesta dei paesi del G20, ha elaborato una nuova bozza di lista nera, includendovi anche la Svizzera.

Pur essendo un paese membro dell’OCSE, Berna ne è stata informata soltanto giovedì, cioè una settimana più tardi. «Da un punto di vista politico e secondo il diritto internazionale, si tratta di un gesto inaccettabile», ha precisato Hans-Rudolf Merz. «Non siamo d’accordo con questo modo d’agire e non vorrei che questo si ripetesse». Un atteggiamento che ha irritato profondamente anche le colleghe di governo Doris Leuthard e Micheline Calmy-Rey che accusano l’organizzazione di aver agito in modo poco trasparente.

Messa alle strette, la Svizzera non avrebbe comunque potuto procedere diversamente. Ciò non significa, ha però precisato Hans-Rudolf Merz, che la decisione del governo sia arrivata troppo tardi. «Se la Svizzera fosse stato il primo paese ad allentare il segreto bancario, ci avrebbero accusati di far scappare i clienti a Singapore o Hong Kong. Ma visto che queste piazze hanno annunciato la loro decisione la medesima settimana, non si può dire che il paese ne esca indebolito».

Governo diviso

La tempistica scelta dal governo non convince però il consigliere federale Ueli Maurer che avrebbe preferito analizzare in modo dettagliato le possibili conseguenze giuridiche ed economiche dell’adeguamento agli standard dell’OCSE. «La Svizzera ha ceduto troppo presto», fa notare il rappresentante dell’Unione democratica di centro (UDC), «e ora rischia di dover accettare anche lo scambio automatico d’informazioni in materia fiscale».

Al pari di Doris Leuthard e Hans-Rudolf Merz, la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha invece difeso la decisione del governo di allentare il segreto bancario: ora la Svizzera «non è più costretta a stare sulla difensiva e a nascondersi». Per spiegare la posizione elvetica, Micheline Calmy-Rey ha annunciato un’offensiva diplomatica a Parigi, Roma e Berlino. Francia e Germania figurano infatti tra gli avversari più agguerriti del sistema fiscale svizzero.

«Un cambiamento storico»

La rinuncia del governo svizzero alla distinzione tra frode ed evasione fiscale è stata salutata anche dall’ OCSE. L’organizzazione si è rallegrata che diversi paesi abbiano deciso di «migliorare la trasparenza e lo scambio d’informazioni» in ambito fiscale. «Questi annunci segnano un cambiamento fondamentale e una tappa importante nella storia della cooperazione internazionale», ha dichiarato domenica il segretario generale Angel Gurria.

Soddisfazione anche da parte statunitense: «Sono felice che la Svizzera abbia deciso di condividere le informazioni nell’ambito di uno sforzo mondiale per porre fine all’evasione fiscale», ha detto a margine della riunione dei ministri del G20 il segretario al tesoro Tim Geithner.

swissinfo e agenzie

La decisione del governo svizzero sul segreto bancario segue quella di altri paesi europei. Un passo analogo a quello della Svizzera è stato compiuto da Austria, Liechtenstein e Lussemburgo. Il principato di Monaco potrebbe seguire a breve.

Ancora più in là è andato il principato di Andorra, che ha annunciato di voler abolire il segreto bancario entro novembre 2009. Il Belgio dal canto suo ha annunciato di voler rinunciare all'”euro ritenuta” per le persone non residenti che dispongono di un conto bancario.

Domenica scorsa i rappresentanti di Svizzera, Austria e Lussemburgo si erano incontrati in Lussemburgo per discutere una strategia comune.

«Il segreto bancario è l’obbligo di discrezione cui sottostanno le banche al fine di garantire gli affari dei loro clienti o di terzi», scrive il Dipartimento federale delle finanze sul suo sito internet.

Anche in Svizzera, la legislazione impone però al segreto una serie di limiti: «per ordine di un’autorità giudiziaria esso può essere levato anche contro il volere del cliente».

Contrariamente ad altri paesi, la Confederazione fa una distinzione tra evasione e frode fiscale. Questi due reati sono punibili, ma solo la frode è passibile di procedimenti penali in Svizzera.

«Colui che omette, intenzionalmente o meno, di dichiarare i redditi imponibili si rende colpevole di evasione fiscale». Per questa sottrazione d’imposta, il cliente non rischia la prigione, come accade in Francia o in Germania, ma può essere condannato a una multa che può risultare più cara dell’importo sottratto.

Se un contribuente tenta di ingannare le autorità fiscali falsificando per esempio bilanci o libri contabili, commette frode fiscale. Questa truffa può essere perseguita penalmente. È in questo ambito che il segreto bancario può essere levato per ordine di un’autorità giudiziaria.

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