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La Svizzera cede sul segreto bancario

Keystone

Il governo svizzero ha deciso di riprendere lo standard OCSE nell'assistenza amministrativa in materia fiscale. Su richiesta concreta e motivata la Svizzera concederà uno scambio d'informazioni anche in caso di evasione fiscale. Oltre 70 convenzioni di doppia imposizione dovranno essere rinegoziate.

La decisione del Consiglio federale (governo) era nell’aria dopo che diversi paradisi fiscali, non da ultimo il Principato del Liechtenstein, avevano deciso di allentare il segreto bancario.

Il Consiglio federale ha deciso di riprendere lo standard OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nell’assistenza amministrativa in materia fiscale in conformità con l’articolo 26 del modello di Convenzione OCSE.

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha spiegato venerdì in una conferenza stampa che «riprendendo le regole dell’OCSE, non vi sarà più una distinzione a livello internazionale tra evasione e frode fiscale».

Merz si è detto disposto a compiere questo passo con tutti i paesi, compresi quelli europei. Sul piano interno, invece, la Svizzera continuerà a fare questa distinzione. La Svizzera inoltre continua ad opporsi allo scambio automatico di informazioni.

Nessuna garanzia sulla lista nera

Per questo fatto – ha precisato Merz – è lecito affermare che il segreto bancario svizzero è mantenuto. Interrogato sulle decisioni prese in merito al segreto bancario da altri paesi, Merz ha garantito che non vi è stata un’azione concertata.

Nonostante la decisione di venerdì in materia di segreto bancario, il Consiglio federale non può garantire che la Svizzera non finisca sulla «lista nera» definitiva dei paradisi fiscali dell’OCSE.

«Lo auspico comunque fortemente, perché con la decisione ordierna del governo la situazione è nettamente migliorata», ha sottolineato Merz. Figurare su questa lista – ha aggiunto – non sarebbe solo «dannoso per la piazza finanziaria svizzera, ma anche per la piazza economica in generale».

Secondo Merz, per estendere lo scambio d’informazioni in materia fiscale non sarà necessario modificare la legge svizzera. Il parlamento sarà chiamato in causa soltanto se gli fosse sottoposta una convenzione di doppia imposizione, riveduta secondo i parametri dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).

Saranno quindi le Camere a decidere se il nuovo documento dovrà prevedere il referendum facoltativo. In tal caso anche il popolo potrebbe esprimersi sulla questione.

I banchieri soddisfatti

La decisione del governo è stata accolta con favore dall’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) «La proposta del Consiglio federale di avviare negoziati per estendere la collaborazione amministrativa a tutti i reati fiscali» corrisponde «agli obiettivi fissati dalla comunità internazionale in materia e tiene conto della protezione della sfera privata», scrive l’ASB in una nota.

L’ASB sottolinea che secondo la convenzione sulla doppia imposizione dell’OCSE la collaborazione amministrativa resta comunque soggetta a condizioni «chiare e rigorose». L’associazione afferma inoltre che «il segreto professionale dei banchieri svizzeri è garantito per i clienti che non hanno nulla da rimproverarsi».

L’ASB si aspetta ora che cessino le critiche alla Svizzera e le minacce di includere il paese in una lista nera.

Opinioni divergenti fra i partiti

L’allentamento del segreto bancario è stato accolto positivamente anche dal Partito socialista, che parla di un passo nella giusta direzione. Il partito critica però il fatto che la decisione sia giunta così tardi. L’attitudine attendista del governo avrebbe impedito alla Svizzera di migliorare la propria posizione negoziale.

Indignata invece l’Unione democratica di centro (UDC), che ritiene il gesto del governo un tradimento nei confronti dei cittadini e dei clienti delle banche. Il Consiglio federale avrebbe ceduto al ricatto delle liste nere.

Il Partito popolare democratico (PPD) ha affermato di non essere sorpreso dalla decisione. L’importante sarebbe ora che le stesse regole valgano per tutte le piazze finanziarie, altrimenti la scelta del governo sarebbe inaccettabile.

Il Partito liberale radicale (PLR) ritiene dal canto suo di potersi esprimere concretamente sulla decisione del governo solo quando saranno noti i risultati dei negoziati che dovranno essere intrapresi con gli altri paesi. Il PLR chiede in ogni caso al governo l’elaborazione di una strategia per il futuro della piazza finanziaria.

Europa e OCSE soddisfatte

Gli annunci fatti venerdì dalla Svizzera, dall’Austria e dal Lussemburgo sono stati accolti favorevolmente sia dall’Europa sia dall’OCSE. «Da quando al vertice di Washington del novembre scorso i leader del G20 si sono mostrati determinati a lottare contro i paradisi fiscali sono stati firmati una ventina di accordi bilaterali», ha sottolineato il segretario generale dell’OCSE Angel Gurria.

«La soppressione dell’uso abusivo delle disposizioni in materia di segreto bancario che facilitano l’evasione si integra nell’orientamento più generale che mira a risanare uno degli aspetti più oscuri dell’economia mondiale» ha aggiunto.

Soddisfatte anche Francia e Germania, acerrimi nemici dei paradisi fiscali: «Cio dimostra che la fermezza di cui abbiamo dato prova con Angela Merkel porta frutti», ha commentato il presidente francese Nicolas Sarkozy. Dal canto suo, il primo ministro inglese Gordon Brown ha definito un «vero progresso» le decisioni dei tre paesi, che rappresentano «l’inizio della fine per i paradisi fiscali». Brown – che ha detto di aver parlato venerdì con Merz – ha inoltre lanciato un appello per una «rapida» attuazione delle misure.

Per l’Unione europea tutti i passi che vanno verso una maggiore trasparenza e verso lo scambio di informazioni sono benvenuti. «Molto positiva è la ripresa da parte della Svizzera dello standard dell’OCSE nell’assistenza amministrativa in materia fiscale, ha detto una portavoce della Commissione Ue. «L’auspicio – ha aggiunto – è che ora si vada avanti con la proposta di aumentare lo scambio di informazioni ed evitare che il segreto bancario sia di ostacolo a tale scambio».

swissinfo e agenzie

La decisione del governo svizzero sul segreto bancario segue quella di altri paesi europei. Un passo analogo a quello della Svizzera è stato compiuto da Austria, Liechtenstein e Lussemburgo.

Ancora più in là è andato il principato di Andorra, che ha annunciato di voler abolire il segreto bancario entro novembre 2009. Il Belgio dal canto suo ha annunciato di voler rinunciare all'”euro ritenuta” per le persone non residenti che dispongono di un conto bancario.

Domenica scorsa i rappresentanti di Svizzera, Austria e Lussemburgo si erano incontrati in Lussemburgo per discutere una strategia comune.

«Il segreto bancario è l’obbligo di discrezione cui sottostanno le banche al fine di garantire gli affari dei loro clienti o di terzi», scrive il Dipartimento federale delle finanze sul suo sito internet.

Anche in Svizzera, la legislazione impone però al segreto una serie di limiti: «per ordine di un’autorità giudiziaria esso può essere levato anche contro il volere del cliente».

Contrariamente ad altri paesi, la Confederazione fa una distinzione tra evasione e frode fiscale. Questi due reati sono punibili, ma solo la frode è passibile di procedimenti penali in Svizzera.

«Colui che omette, intenzionalmente o meno, di dichiarare i redditi imponibili si rende colpevole di evasione fiscale». Per questa sottrazione d’imposta, il cliente non rischia la prigione, come accade in Francia o in Germania, ma può essere condannato a una multa che può risultare più cara dell’importo sottratto.

Se un contribuente tenta di ingannare le autorità fiscali falsificando per esempio bilanci o libri contabili, commette frode fiscale. Questa truffa può essere perseguita penalmente. È in questo ambito che il segreto bancario può essere levato per ordine di un’autorità giudiziaria.

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